Pechino , sabato, 22. settembre, 2018 14:01 (ACI Stampa).
In seguito alla firma dell’Accordo provvisorio sulla nomina dei Vescovi con la Repubblica Popolare Cinese - annunciato durante la visita del Papa in Lituania accompagnato dal Segretario di Stato, il Pontefice - ha deciso di riammettere nella piena comunione ecclesiale i Vescovi della Chiesa Patriottica ordinati senza Mandato Pontificio e quindi scomunicati latae sententiae: Mons. Giuseppe Guo Jincai, Mons. Giuseppe Huang Bingzhang, Mons. Paolo Lei Shiyin, Mons. Giuseppe Liu Xinhong, Mons. Giuseppe Ma Yinglin, Mons. Giuseppe Yue Fusheng, Mons. Vincenzo Zhan Silu e Mons. Antonio Tu Shihua, quest’ultimo deceduto il 4 gennaio 2017: prima di morire aveva espresso il desiderio di essere riconciliato con la Sede Apostolica.
Con tale atto il Papa - si legge in un comunicato vaticano - “auspica che, con le decisioni prese, si possa avviare un nuovo percorso, che consenta di superare le ferite del passato realizzando la piena comunione di tutti i Cattolici cinesi. La Comunità cattolica in Cina è chiamata a vivere in più fraterna collaborazione, per portare con rinnovato impegno l’annuncio del Vangelo. Infatti, la Chiesa esiste per testimoniare Gesù Cristo e l’Amore perdonante e salvifico del Padre”.
Nello stesso tempo il Papa ha provveduto alla costituzione nella Cina Continentale della diocesi di Chengde, suffraganea di Pechino.
L’obiettivo della Santa Sede - ha spiegato il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin - è un obiettivo pastorale, cioè aiutare le Chiese locali affinché godano condizioni di maggiore libertà, autonomia e organizzazione, in modo tale che possano dedicarsi alla missione di annunciare il Vangelo e di contribuire allo sviluppo integrale della persona e della società. Per la prima volta dopo tanti decenni, oggi tutti i Vescovi in Cina sono in comunione con il Vescovo di Roma”.
“C’è bisogno di unità, c’è bisogno di fiducia e di un nuovo slancio; c’è bisogno - ha aggiunto il Segretario di Stato - di avere Pastori buoni, che siano riconosciuti dal Successore di Pietro e dalle legittime Autorità civili del loro Paese. E l’Accordo si pone proprio in questo orizzonte: è uno strumento che speriamo possa aiutare in questo processo, con la collaborazione di tutti”.