Varese , martedì, 18. settembre, 2018 9:00 (ACI Stampa).
Una stessa divisa a righe, un identico pasto, una medesima sorte.
Ricordare non è solo celebrare un evento bensì rivivere una testimonianza, sempre presente alla nostra realtà. La storia spesso, dalle feritoie buie del dolore, sa trarre raggi di luce.
Calogero Marrone (1889-1945) è stato un funzionario dell'Anagrafe di Varese. Siciliano, già quando era al suo paese, in Provincia di Agrigento, si mostrò non in linea con il regime fascista tanto da trascorrere diversi giorni in prigione. Questo fatto, traumatico per tutti, non piegò la sua indomita volontà nella scelta di portare il suo contributo a favore degli altri.
Trasferitosi al Nord, con la moglie ed i quattro figli, per motivi di lavoro, salvò molte esistenze. Il suo lavoro gli permise di poter aiutare gli altri. Disinteressato a se stesso ma non agli altri, non scappò quando fu informato, di essere tenuto d'occhio. Sospeso, per tale ragione, dal servizio il 1° gennaio 1944, non fuggì, avendo dato la sua parola al Podestà di Varese, di non scappare. Arrestato il 7 gennaio del medesimo anno, fu detenuto per favoreggiamento della fuga di ebrei, intesa con il Comitato di Liberazione Nazionale e violazione dei doveri di ufficio. Tali accuse, per gli effetti dell'allora vigente sistema penale, erano punite con la pena di morte, mediante fucilazione.