L’obiettivo dei vescovi è quello di “rendere più intensa e organica la necessaria formazione che è richiesta oggi”, partendo “dalla formazione spirituale come adesione a Cristo Signore”, perché “l’esperienza di fede e il servizio di carità devono essere strettamente collegati per il bene di tutti e del creato”. Non è solo la via di “venire incontro a tanti fratelli e sorelle che vivono nel bisogno”, ma è anche un modo di “rigenerare la nostra attività pastorale”.
Si evangelizza, dunque, servendo nelle nuove povertà, che sono “il mancato rispetto della vita, lo sfaldamento della famiglia, l’imposizione della cultura di genere, il restringersi delle libertà, compresa quella religiosa, i migranti e i rifugiati”.
Il dialogo ecumenico e interreligioso e il dialogo civile sono “necessari” su questo fronte, per creare “significative sinergie in un quadro di rinnovata solidarietà per la giustizia, la pace e l’operosa sussidiarietà”.
Ma è necessario – si legge nel messaggio finale – “individuare ulteriori strade di collaborazione tra le Chiese” a partire da “una continua conversione dell’amore trinitario”.
Capitolo migrazioni: diverse sono le situazioni di Europa, i vescovi sottolineano il fatto di non essere esperti di geopolitica, ma ribadiscono che “la solidarietà è la strada maestra irrinunciabile per l’affronto dei problemi nazionali, internazionali e mondiali”, e questa è fatta di “accoglienza, integrazione”, andando oltre la cultura individualista che “sembra prevalere come pensiero unico” e porta “ad una visione economicista dove la solidarietà non a casa” e i deboli si sentono un peso, mentre gli immigrati vengono percepiti come stranieri.
Questo il messaggio finale. Nelle discussioni, però, è entrato anche con forza il tema degli abusi, e nella Messa del 15 settembre il Cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e vicepresidente del CCEE, ha sottolineato in una omelia che “la voce rabbiosa dei sopravvissuti agli abusi” ha caratterizzato anche l’Incontro Mondiale delle Famiglie, caso unico in cui un viaggio papale non sovrasti le voci negative della vigilia con una accoglienza calorosa del Papa.
“Mi sbagliavo – ha detto il Cardinale Nichols - quando speravo che la voce della gioia e dell’accoglienza avrebbe avuto la meglio sulle voci della rabbia e della condanna. Entrambe le voci devono essere ascoltate. Entrambe devono trovare un'eco nei nostri cuori. Entrambe sono la voce di Gesù, che grida nella sua Chiesa e nel mondo di oggi”.
Al termine della Messa conclusiva dell’incontro, il 16 settembre, i vescovi hanno recitato una speciale preghiera per l’Europa, perché “sappia rispondere con vigore e con la generosità delle sue radici cristiane a questo momento storico che il mondo vive”, e perché sia “casa dei popoli”, sottolineando che i sacerdoti sono “coscienti” della loro debolezza ma “anche consapevoli della missione” di “portare all’Europa la gioia del Vangelo, speranza del mondo”.
Questo accenno della fede è stato sottolineato anche dall’arcivescovo Stanislaw Gadecki, presidente della Conferenza episcopale polacca che ospitava a Poznan l’assise.
“La solidarietà – ha detto - va unita alla fede, anche con le iniziative ecumeniche. Il volontariato va percepito come evangelizzazione. Perché l’evangelizzazione non è solo una trasmissione di parole. È piuttosto la tramissione di una esperienza viva e vera. Per questo è richiesta formazione. Perché il volontariato cristiano è qualcosa di più”.
Commenta il Cardinale Bagnasco: “Abbiamo messo in evidenza la necessità di una formazione continua di ordine spirituale, morale, ascetico, perché lo spirito di solidarietà che è in noi non diminuisca e non si perda. Dimenticare la solidarietà, il sentire comune, significa negare la nostra umanità, ma anche gli Stati nella misura in cui dimenticano la solidarietà con gli altri dimenticano sé stessi. Abbiamo confermato come vescovi che la dimensione della solidarietà può rigenerare la stessa pastorale e la stessa evangelizzazione”.
Il progetto di un Erasmus cattolico riguarda invece in particolare le Chiese in difficoltà. Come la Chiesa greco cattolica romena, colpita dall’incendio dell’episcopio di Oradea lo scorso 27 agosto. E come la Chiesa greca, colpita dalla mannaia delle tasse che non aiuta a portare avanti il suo operato.
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“Cosa possiamo fare? – si chiede l’arcivescovo Gadecki - Fondare un Erasmus cattolico, un programma che aiuterà altre chiese in Europa, e in questo scambio includere anche l’educazione e i giovani”.
Infine, i vescovi hanno voluto inviare una lettera di solidarietà a Papa Francesco.
La plenaria del prossimo anno si terrà a Santiago de Compostela.
Intanto, dopo il nuovo segretario generale, è stato annunciato anche il nuovo portavoce del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee: don Antonio Ammirati è stato chiamato a prendere il posto di Thierry Bonaventura, che è stato al servizio dei vescovi europei per 14 anni.
Parlando con il SIR, don Ammirati è sottolineato di accoglie l'invito a "servire più vicino la Chiesa in Europa" con "tanta gratitudine e altrettanda trepidazione". Don Ammirati prende anche il posto di vicesegretario generale, fino a quest'anno occupato da don Adam Michalichek, ora nominato Segretario Generale.
Classe 1974, sacerdote dal 1999 e incardinato nell'arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, è regista, giornalista pubblicista e autore televisivo, e ha lavorato dal 2002 al 2014 presso l'Ufficio per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana, ed è stato consulente del TG1 per le dirette delle celebrazioni papali e consulente di "A Sua Immagine".