Palermo , sabato, 15. settembre, 2018 16:55 (ACI Stampa).
Papa Francesco incontra il clero siciliano. Lo fa nella Cattedrale di Palermo, ricordando ai religiosi e alle religiose l’esempio indimenticabile del primo martire della mafia, Don Pino Puglisi. Per il sacerdote ucciso ci sono tre verbi: celebrare, accompagnare e testimoniare.
Il Pontefice, prima di recarsi alla Cattedrale, ha visitato in forma strettamente privata il quartiere Brancaccio di Palermo e la casa dove abitò Pino Puglisi.
Nel suo discorso al clero, il Papa inizia dal primo verbo “celebrare”: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo offerto: lo diciamo ai fratelli, insieme a Gesù – osserva il Pontefice - le parole dell’Istituzione delineano allora la nostra identità: ci ricordano che il prete è l’uomo del dono, del dono di sé, ogni giorno, senza ferie e senza sosta. Perché la nostra, cari sacerdoti, non è una professione, ma una donazione; non un mestiere, ma una missione. Ogni giorno possiamo fare l’esame di coscienza anche solo su queste parole prendete e mangiate: questo è il mio corpo offerto per voi e chiederci: Oggi ho dato la vita per amore del Signore, mi sono “lasciato mangiare” dai fratelli?”.
Per Papa Francesco, Don Pino ha vissuto così, “l’epilogo della sua vita è stata la logica conseguenza della Messa che celebrava ogni giorno”. Perché “il prete non porta rancori, non fa pesare quel che non ha ricevuto, non rende male per male. No, il sacerdote è portatore della pace di Gesù: benevolo, misericordioso, capace di perdonare gli altri come Dio li perdona per mezzo suo”.
"Vi chiedo perciò di vigilare attentamente, affinché la religiosità popolare non venga strumentalizzata dalla presenza mafiosa, perché allora, anziché essere mezzo di affettuosa adorazione, diventa veicolo di corrotta ostentazione - raccomanda il Papa, che aggiunge ancora a braccio: "Abbiamo visto la Madonna che si inchina alla casa del boss, questo non va bene!".