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Papa Francesco: “L’uomo è la risorsa più importante di ogni azienda”

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L’appello alle imprese perché riconoscano che l’uomo “è la risorsa più importante di ogni azienda”, e la necessità di guardare fuori, perché “non è più possibile che gli operatori economici non ascoltino il grido dei poveri”. In una intervista al quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”, Papa Francesco offre i suoi pensieri sulla economia che “uccide”, sulla cultura dello scarto che rappresenta, per la sua estensione e tipicità, un fenomeno nuovo, sullo sviluppo umano integrale, e anche sul tema delle migrazioni.

Ricordando che “il singolo può essere bravo, ma la crescita è sempre il risultato dell’impegno di ciascuno per il bene della comunità”, e questo non significa “mortificare i singoli o non riconoscere i talenti di ciascuno”, ma per “aiutarci a non dimenticare che nessuno può vivere isolato dagli altri”.

L’intervista è un po’ un riassunto del pensiero economico di Papa Francesco, che è stato delineato nel documento “Oeconomicae et Pecuniariae Quaestiones” scritto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e il Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, pubblicato lo scorso maggio.

Papa Francesco sottolinea che l’inclusività nasce prima di tutto dal “vedere l’umanità come una famiglia”, perché “se la comunità in cui viviamo è la nostra famiglia, diventa più semplice evitare la competizione per abbracciare l’aiuto reciproco”, e questo evita quella che Papa Francesco ha chiamato “la cultura dello scarto”.

Ma l’idea degli scarti non è – afferma il Papa – semplicemente il fenomeno conosciuto come azione di sfruttamento e oppressione, ma di un vero e proprio fenomeno nuovo”, perché l’esclusione porta a colpire “nella loro stessa radice, i legami di appartenenza alla società cui apparteniamo”, perché chi viene escluso “non è sfruttato, ma completamente rifiutato, cioè considerato spazzatura, avanzo, e quindi spinto fuori dalla società”.

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È per questo che l’economia “uccide”, perché “quando la persona non è più al centro, quando fare soldi diventa l’obiettivo primario e unico, siamo al di fuori dell’etica, e si costruiscono strutture di povertà, schiavitù e scarti”.

Papa Francesco sottolinea che c’è bisogno di “conversione”, una conversione che viene da una “etica amica della persona”, ma per avere questa conversione manca “la coscienza di una origine comune, di una appartenenza a una radice comune di umanità e di un futuro da costruire insieme”.

L’etica amica della persona porta a superare “la distinzione rigida tra realtà votate al guadagno e quelle improntate non all’esclusivo meccanismo dei profitti”, sottolinea Papa Francesco, che esalta anche il ruolo del Terzo Settore.

Parlando di attività finanziarie, il Papa osserva che “dietro ogni attività c’è una persona umana”, che può rimanere anche anonima, ma che porta alla conclusione che “l’attuale centralità dell’attività finanziaria rispetto all’economia reale non è casuale”, perché “dietro ciò c’è la scelta di qualcuno che pensa”. Ma – aggiunge il Papa – i soldi veri “si fanno con il lavoro”, perché il lavoro “conferisce dignità all’uomo e non il denaro”, e per questo la disoccupazione è una conseguenza di un sistema che “ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro”.

Papa Francesco incoraggia i lavoratori, sottolineando che “la speranza è come la brace sotto la cenere, aiutiamoci con la solidarietà soffiando sulla cenere, la speranza, che non è semplice ottimismo, ci porta avanti, la speranza dobbiamo sostenerla tutti, è nostra, è cosa di tutti, per questo dico spesso anche ai giovani non lasciatevi rubare la speranza”.

Papa Francesco ricorda che nel Vangelo si chiede di “avere la furbizia del serpente e la bontà della colomba”, e per questo invita a lottare insieme “tutti insieme perché al centro ci siano piuttosto la famiglia e le persone, e si possa andare avanti senza perdere la speranza”, per arrivare ad uno sviluppo integrale che tenga conto anche di temi come la coniugazione tra famiglia e lavoro, importanza dell’uomo rispetto alla macchina, giusto salario e equo salario tra uomini e donne. E sottolinea che “agire bene rispettando la dignità delle persone e perseguendo il bene comune fa bene all’azienda”.

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Papa Francesco mette in luce anche che “l’attività economica non riguarda solo il profitto, ma comprende relazioni e significati”, e quindi l’agire economico “è sempre un fatto etico”. Ma, al di là del bene dell’azienda, il Papa chiede di guardare al mondo intorno, perché “non è più possibile che gli operatori economici non ascoltino il grido dei poveri”, e afferma che “una economia di scambio non può più poggiare esclusivamente sulla legge di libera concorrenza”, perché pure quella è “troppo spesso generatrice di dittatura economica. La libertà degli scambi non è equa se non subordinatamente alle esigenze di giustizia sociale”.

Papa Francesco si rivolge poi al mondo delle aziende, sottolinea che è “molto importante l’attenzione alla persona concreta che significa dare a ciascuno il suo”, e “saper dirigere, ma anche saper ascoltare” e fare in modo che “il lavoro crei lavoro, la responsabilità altre responsabilità”, per “lavorare insieme per costruire il bene comune e un nuovo umanesimo del lavoro”, aiutandosi a “sviluppare la solidarietà e realizzare un nuovo ordine economico che non generi scarti”.

Il Papa ricorda che “l’idea che il lavoro sia solo fatica è abbastanza diffusa, ma tutti sperimentano che non avere lavoro è molto peggio di lavorare”, perché il lavoro “è legato alla dignità della persona, dà soddisfazione, crea le condizioni per la progettualità personale”, e le imprese sono chiamate a dare il loro contributo perché “il lavoro conservi la sua dignità, riconoscendo che l’uomo è la risorsa più importante di ogni azienda”, ma anche avendo attenzione ai poveri, ricordando che, oltre alla formazione tecnica, le aziende potrebbero “completare la formazione tecnica con una formazione ai valori: solidarietà, etica, giustizia, dignità, sostenibilità, significati sono contenuti che arricchiscono il pensiero e la capacità operativa”.

Capitolo ambiente: Papa Francesco ricorda che “c’è ancora molto da fare per ridurre comportamenti e scelte che non rispettano l’ambiente e la terra”, anche se ci sono “segnali di nuove attenzioni verso l’ambiente”, un percorso di consapevolezza che passa “da una descrizione dei sintomi, al riconoscimento della radice umana della crisi ecologica, dall’attenzione all’ambiente ad una ecologia integrale, da un’idea di onnipotenza alla consapevolezza della limitatezza delle risorse”.

Papa Francesco ricorda che “parlare di ambiente significa anche parlare dell’uomo”, “degrado ambientale e degrado umano vanno di pari passo”, e che “le conseguenze della violazione del creato sono spesso fatte pagare solo ai poveri”.

Il Papa auspica la formazione di una nuova coscienza ecologica, chiede nuovi modelli di produzione, perché – denuncia – “non si è ancora riusciti ad adottare un modello di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare”.

Quindi, il tema delle migrazioni. Sono “una grande sfida”, sottolinea Papa Francesco, perché “i poveri che si muovono fanno paura specialmente ai popoli che vivono nel beessere”, eppure “non esiste futuro pacifico per l’umanità se non nell’accoglienza della diversità, nella solidarietà, nel pensare all’umanità come una sola famiglia”.

Papa Francesco sottolinea che è naturale per un cristiano riconoscere in ogni persona Gesù, e chiede di accogliere “fratelli e sorelle migranti con le braccia ben aperte” – il gesto della campagna Share the Journey – andando anche incontro ai migranti, senza avere “paura di condividere la speranza”.

Una speranza che deve pervadere anche l’Europa, secondo Papa Francesco, perché “l’Europa ha bisogno di speranza e di futuro”, e per i migranti che arrivano in cerca di condizioni migliori “molti imprenditori e ad altrettanti istituzioni europee a cui non mancano genialità e coraggio, potranno intraprendere percorsi di investimento, nei loro paesi, in formazione, dalla scuola allo sviluppo di veri e propri sistemi culturali e, soprattutto in lavoro”.

Ma “le risposte alle richieste di aiuto, anche se generose, forse non sono state sufficienti, e ci troviamo oggi a piangere migliaia di morti”. Denuncia Papa Francesco: “Ci sono stati i troppi silenzi. Il silenzio del senso comune, il silenzio del si è fatto sempre così, il silenzio del noi sempre contrapposto al loro”. Ma il Signore “ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti. Soprattutto, il Signore ha bisogno del nostro cuore per manifestare l'amore misericordioso di Dio verso gli ultimi, i reietti, gli abbandonati, gli emarginati”.

Papa Francesco parla di una integrazione che mette nelle mani “della prudenza dei governi”, perché “trovino modalità condivise per dare accoglienza dignitosa a tanti fratelli e sorelle che invocano aiuto. Si può ricevere un certo numero di persone, senza trascurare la possibilità di integrarle e sistemarle in modo dignitoso”. E ricorda i quattro verbi “Accogliere, Proteggere, Promuovere e Integrare”, linee guida della Santa Sede date nel Messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2018, sottolinea che in quest’anno si arriverà anche alla definizione degli Accordi Globali su Migranti e Rifugiati da parte delle Nazioni Unite, e per questo – conclude – “è importante che si nostri progetti e proposte siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al disinteresse e alla globalizzazione dell’indifferenza”.