Castel Gandolfo , giovedì, 13. settembre, 2018 14:00 (ACI Stampa).
La visione di uno Stato “neutrale nei confronti delle religioni”, ma che allo stesso tempo ne riconosca il ruolo e il valore, è quella proposta da Udo Di Fabio al circolo di ex allievi di Benedetto XVI. Cattolico, già membro della Corte Costituzionale di Germania, molto ben conosciuto dal Papa emrito, Di Fabio ha parlato al Ratzinger Schuelerkreis che si è riunito dal 6 al 9 settembre a Castel Gandolfo. Con ACI Stampa, affronta il tema dell’incontro, “Chiesa e Stato, Chiesa e società”, fornendo la sua visione di una “laicità benevola”.
“Chiesa e Stato, Chiesa e società” è il tema del Ratzinger Schuelerkreis. Quanto è cruciale questo tema oggi?
La questione del rapporto tra Chiesa e Stato è antica quanto il cristianesimo, e riappare in ogni epoca. Oggi, si può osservare come istituzioni apparentemente forti perdono il loro potere di persuasione, mentre gli Stati non sono più una forma di potere circoscritta e perdono il loro potere di definire il bene comune. Ma questo processo di individualizzazione interessa anche le comunità religiose cristiane, e per questo è sempre più difficile far rispettare con autorità i propri comandamenti normativi. Succede però che, man mano che le Chiese perdono di influenza, si creano lacune metafisiche che vengono riempite dal sistema politico e dall’orientamento personale di ciascuno, e non sempre nel modo in cui una società ragionevole farebbe. Per questo, la questione Stato e Chiesa resta una questione importante.
In generale, gli Stati tendono ad esercitare un certo controllo sulle Chiese, a volte anche andando oltre la libertà religiosa. Succede per esempio con il diritto alla libertà di coscienza, non formalmente negato, ma spesso compromesso da disposizioni di legge che, di fatto, impongono alle persone di obbedire allo Stato, piuttosto che alla loro coscienza. Crede che questo fenomeno sia in aumento? E come può essere contrastato?
La società attuale tende ad estendere i suoi standard laici, economici o politici in tutti gli ambiti della vita umana. Diminuisce il rispetto per le aree delle comunità religiose, delle famiglie, delle associazioni, persino delle menti delle persone e della loro coscienza. Ci siamo abituati a fare leggi su praticamente ogni aspetto della vita umana. Il fatto che le Chiese abbiano i loro diritti nelle loro istituzioni e possano proibire al loro interno un comportamento che non corrisponde ad una etica cristiana o ecclesiastica è a malapena considerato.