Città del Vaticano , lunedì, 3. settembre, 2018 12:00 (ACI Stampa).
Il conflitto civile in corso, un desiderato viaggio che ancora non è avvenuto, e il rafforzamento della presenza della Santa Sede con lo stabilimento di una nunziatura residenziale: la visita ad limina dei vescovi del Sud Sudan a Papa Francesco, avvenuta questa mattina, si colloca in questo scenario.
Il Sud Sudan è lo Stato più giovane del mondo, nato il 9 luglio 2011, sei mesi dopo il referendum che ne ha sancito l’indipendenza dal Sudan arabo e musulmano. Ma questo non ha migliorato la situazione del Paese, perché i conflitti interni tra le etnie, causate soprattutto dalle differenze tra il Sud del Paese, verde e fertile, con tante risorse naturali, e il Nord, che – senza risorse – è riuscito comunque a sfruttare le risorse del Sud.
Non c’è solo l’eterna lotta tra Nord e Sud. Nel Paese ci sono almeno 64 diverse etnie, ma il conflitto interno è soprattutto tra etnie dinka e nuer, che rappresentano la maggioranza della popolazione del Paese. Nell’agosto del 2015 si è raggiunto un accordo di pace, ma la tregua non è durata. In circa 4 milioni, un terzo della popolazione ufficiale del Sud Sudan, ha lasciato case e terre. L’economia è al collasso, l’inflazione supera il 361 per cento, molti ospedali e scuole sono stati chiusi.
La Chiesa è l’unica istituzione nazionale che lavora seriamente per mediazione, riconciliazione e pace del popolo sud-sudanese, ha scritto su La Civiltà Cattolica padre Andrew Rusatsi.
Molte le iniziative: il Papa ha donato 500 mila euro per due ospedali cattolici comboniani e due scuole, e ha proclamato una giornata di preghiera per la pace per il Congo e il Sud Sudan lo scorso 23 febbraio.