Roma , sabato, 25. agosto, 2018 10:00 (ACI Stampa).
“Chiesa in Festa: camminare insieme per una Chiesa giovane, gioiosa e missionaria”. E’ questo il titolo della lettera che il vescovo mons. Ciro Fanelli, ha voluto rivolgere alla “Santa Chiesa che è in Melfi-Rapolla-Venosa” in vista dell’inizio dell’Anno pastorale che si aprirà il prossimo 7 ottobre nella cornice del mese missionario, con un incontro di “Festa” di tutte le componenti della diocesi. L’iniziativa si svolgerà a Melfi nel pomeriggio e avrà, spiega il vescovo, il suo “leit motiv” nelle parole di Papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica Evangelii gaudium: “La Chiesa in uscita è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano”.
In questa prospettiva di “Chiesa-Comunità ‘in uscita’, ‘edificata insieme’ - attraverso cinque capisaldi, i cinque verbi che Papa Francesco ci consegna: prendere l’iniziativa – coinvolgersi - accompagnare – fruttificare – festeggiare - , vogliamo ‘coinvolgerci’ subito, anzitutto, nella grande Festa, una ‘Festa dal volto al cuore’. Vogliamo – spiega mons. Fanelli - passare dal semplice stare insieme al mettere insieme le più belle energie della nostra intelligenza, della nostra creatività, del nostro saper fare spazio all’incontro, al sorriso per l’altro, senza pregiudizi, senza ombre, senza muri!”. “Il nostro impegno personale, anche quello più umile e nascosto, quello delle nostre mamme casalinghe, dei nostri anziani e dei nostri ammalati, dei nostri ragazzi e giovani, insieme a quello professionale di ogni lavoratore, quello spirituale, ministeriale e pastorale di ciascuno di noi, sarà – è convinto il presule - certamente il miglior modo per ritrovarci il più uniti possibile al ‘nastro di partenza’ del prossimo Anno Pastorale”.
E proprio alla fine del tempo estivo la diocesi di L’Aquila si prepara alla 724° Perdonanza Celestiniana. Ad aprire la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio sarà, martedì prossimo, 28 agosto, il card. Joao Braz De Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. In serata e poi il giorno successivo, diverse celebrazioni presiedute dai vescovi della conferenza episcopale regionale mentre la Santa Messa stazionale con rito di chiusura della porta santa sarà presieduta dall’arcivescovo de L’Aquila, il card. Giuseppe Petrocchi.
L’annuale celebrazione della Perdonanza, indetta da Papa Celestino V, scrive il porporato in un messaggio - “ci invita a meditare non soltanto sul gesto straordinario del Papa eremita, ma ancor più, sulla grandezza della misericordia di Dio che ci raggiunge sempre, anche quando siamo immeritevoli di tale dono. Dobbiamo accogliere, dunque, a piene mani la sovrabbondante elargizione di misericordia che – attraverso la Perdonanza – ci viene fatta”. Per il card. Petrocchi è “fondamentale, nella vita cristiana, imparare ad avere misericordia verso noi stessi, perché è proprio nel nostro circuito interiore che spesso si intrecciano nodi difficili da sciogliere, per cui diventiamo giudici spietati di noi stessi, incapaci di amarci perché incapaci di perdonarci”.
La carità – scrive ancora l’arcivescovo - porta “sempre con sé la propria sorella: la comunione. Perché non c’è carità senza comunione, così come non c’è comunione senza carità: per far sprigionare in noi e tra noi la forza evangelica, che rinnova ed edifica, dobbiamo dunque porre il massimo impegno a tenere unite queste due espressioni della grazia”.
Dall’Abruzzo alla Sicilia, a Palermo, che si prepara alla visita di papa Francesco il prossimo 15 settembre. Una visita che rientra in un itinerario che il Papa “sta disegnando nella Penisola intorno a figure e luoghi significativi della Chiesa italiana. Dal Nord al Sud: da Bozzolo a Barbiana, da Nomadelfia a Loppiano, da Molfetta a Palermo. Da don Primo Mazzolari a don Lorenzo Milani, passando per Tonino Bello o Zeno Saltini, fino a don Pino Puglisi, emerge l’impronta di un Vangelo che sa raggiungere attraverso coraggiosi testimoni la carne degli uomini. E Francesco vuole darci un messaggio chiaro: la Chiesa è tenuta a immettere nella storia degli uomini un fermento capace di trasfigurarla.