“La vita nuova che ci è stata data nel Battesimo, e che ha lo Spirito come sorgente, respinge una condotta dominata da sentimenti di divisione e di discordia”, ricorda Papa Francesco. Che si sofferma poi sulle parole dell’Apostolo Paolo, che chiede di togliere dal proprio cuore ogni “asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenza con ogni sorta di malignità”.
Sono – commenta Papa Francesco – sei vizi che “turbano la gioia dello Spirito, avvelenano e il cuore e conducono ad imprecazioni contro Dio e contro il prossimo”.
Rinunciare al male non basta, si deve anche aderire al bene, e anche qui vanno seguite le raccomandazioni di San Paolo: “Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo”.
Ricordando che si deve fare il bene, non semplice non fare il male, il Papa dice, e fa ripetere: “Ricordate questo: è buono non fare il male, ma è male non fare il bene!”. Sono parole di Sant’Alberto Hurtado, ricorda Papa Francesco, un gesuita cileno che ha avuto molto impatto sulla compagnia e sulla cui tomba Papa Francesco ha pregato il 17 gennaio 2018, in una tappa del suo viaggio in Cile e Perù.
Papa Francesco sottolinea che ci sono “tante persone che non fanno male, ma nemmeno il bene, e la loro vita scorre nell’indifferenza, nell’apatia, nella tiepidezza”. Un atteggiamento “contrario al Vangelo, ed è contrario anche all’indole di voi giovani, che per natura siete dinamici, appassionati e coraggiosi”.
Il Papa allora esorta i giovani “ad essere protagonisti nel bene! Non sentitevi a posto quando non fate il male; ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto”. Perché “non basta non odiare, bisogna perdonare; non basta non avere rancore, bisogna pregare per i nemici; non basta non essere causa di divisione, bisogna portare pace dove non c’è; non basta non parlare male degli altri, bisogna interrompere quando sentiamo parlar male di qualcuno”.
Afferma il Papa: “Se non ci opponiamo al male, lo alimentiamo in modo tacito” Per questo, “è necessario intervenire dove il male si diffonde, perché il male si diffonde dove mancano cristiani audaci che si oppongono con il bene”.
Papa Francesco si rivolge quindi ai giovani, che in questi giorni hanno camminato molto. L’invito è a “camminare nella carità, camminare insieme verso il prossimo Sinodo”.
Dopo l’Angelus, Papa Francesco saluta ancora i giovani arrivati per “mille strade", e ringrazia in particolare i sacerdoti, quel "lavoro giorno dopo giorno, la pazienza dei sacerdoti per lavorare con i giovani", e alle suore che allo stesso modo accompagnano i giovani".
“Cari giovani – dice il Papa - facendo ritorno nella vostre comunità, testimoniate ai vostri coetanei, e a quanti incontrerete, la gioia della fraternità e della comunione ecclesiale che avete sperimentato in queste giornate di pellegrinaggio e di preghiera”.
È questo il mandato missionario, che Papa Francesco consegna ai giovani al finire di una Messa che ha luogo al termine di una “notte bianca” durante la quale i ragazzi si sono confessati, e in molti hanno riposato nei portici della chiese, o nelle piazze, come facevano gli antichi pellegrini.
Prima dell’Angelus, l’arrivo in piazza e il saluto al Papa del Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che ha celebrato l’Eucarestia: “Santo Padre, sappia che i nostri giovani, e con loro tutta la Chiesa italiana, le vogliono davvero bene”.
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I giovani sono arrivati “Per mille strade”, e queste strade – dice il Cardinale Bassetti – “sono state teatro di cose straordinarie”, perché “accanto alla fatica e al sudore, questi ragazzi hanno saputo accogliere le domande che, passo dopo passo, si sono presentate ai loro cuori”, domande “profonde”, che sono state custodite fino “a lasciar sgorgare in loro la fiducia che il nostro cuore è abitato da un mistero più grande”.
Ma si è trattato, soprattutto, di “una grandissima e straordinaria trama di relazioni incontri”, con storie che “non si possono raccontare per una questione di pudore, perché sono talmente belle da non poter essere esibite”.
Il presidente della CEI si dice felice perché “in questa settimana siamo riusciti ad essere una Chiesa che non ha avuto paura di stare nelle strade del mondo, guardandolo con occhi di stupore e di amicizia sincera” e una Chiesa che “non ha lasciato indietro nessuno, scoprendo che la fatica di accogliere l’altro è sempre ampiamente ripagata da ciò che si riceve in cambio”.
Le mille strade – prosegue il Cardinale – hanno permesso ai giovani di scoprire un Paese “pieno di storia, di arte e di bellezza”, di “vedere il vangelo seminato nel cuore degli uomini e nei loro gesti” con i il dialogo tra le figure di santi e testimoni”.
“Abbiamo ricevuto e seminato speranza. Da questa piazza ora ripartiamo”, sottolinea il Cardinale Bassetti.
Si riparte con il Papa, con il suo “cuore di Padre che ci ha atteso e consolato, magari anche scosso e provocato”, da cui ora ci si aspetta l’aiuto a tornare a casa “e abitare il nostro mondo con il cuore rinfrancato da una esperienza di fraternità”.