L’appello è ai capi politici perché lo scopo deve essere “quello di assicurare a ogni cittadino una vita degna e libera, a livello sia materiale, sia spirituale, sia sul piano delle libertà. Siamo in grado di raggiungere tutto questo. Ma ne siamo ancora molto lontani” anche a causa di un distacco dalla voce della gente, dei poveri: “La povertà esiste quando un fratello non vede il proprio fratello. Essa è la conseguenza inevitabile di un governante che cerca il proprio interesse e non quello della comunità”. Occorre ascoltare la voce di chi ha perso la libertà: “Un buon governante si dimostra tale proprio attraverso la sua capacità di trattare la libertà delle persone e dei gruppi, fra cui i partiti politici e tutti coloro che si oppongono a lui con le loro idee. Non ha diritto di gettare in prigione gli intellettuali e le persone libere del popolo per il solo fatto di appartenere all’opposizione”.
I patriarchi chiedono anche una vera indipendenza “dalle pressioni e dai piani esterni” e “vogliamo capi liberi, con le mani pulite, che possano far uscire la regione dalle sue molteplici guerre e stabilirvi una pace stabile e definitiva”.
La richiesta è della realizzazione di “uno stato laico, basato sull’uguaglianza di tutti i suoi cittadini, senza discriminazione sulla base della religione o di qualsiasi altra ragione. Uno stato nel quale ogni cittadino si senta a casa propria, uguale a tutti gli altri e con le stesse opportunità di vita, governo o lavoro, indipendentemente dalla sua religione”.
I vescovi condannano “le guerre religiose del passato, le lasciamo alla storia e per esse chiediamo perdono a Dio”.
Ma denunciano le “correnti religiose contrarie alla collaborazione e all’uguaglianza fra i credenti di religioni diverse”. Il Medio Oriente ha “bisogno anche di capi religiosi che abbiano il coraggio di resistere a tutte le forze di discriminazione e di morte, che ancora operano nelle nostre società, sia che provengano da noi stessi sia che provengano dall’esterno o da correnti che hanno un grande potere di distruzione”.
La sfida è quella educativa: “Abbiamo bisogno di una nuova educazione religiosa e civile che dica a ognuno: tu sei anzitutto una persona umana, creata da Dio, e ogni altra persona diversa da te è, come te, creatura di Dio. Per la creazione noi siamo tutti fratelli e sorelle. E in patria siamo tutti uguali”.
Infine i vescovi si rivolgono ad Occidente, dove “esistono anche responsabili politici che prendono decisioni, che riguardano il Medio Oriente e tutti i nostri paesi, basate sui loro interessi economici e strategici a spese degli interessi dei nostri paesi. Indubbiamente i nostri popoli esigono delle riforme e un modo di vivere migliore, ma tra le loro attese non vi sono certamente le distruzioni causate in questi ultimi anni dalle ingerenze esterne”.
Senza mezze misure i pastori della Chiesa in Oriente scrivono che “quasi tutti i nostri paesi sono passati per una fase di distruzione dovuta a forze interne, ma sostenute o pianificate anche da forze esterne”.
E ancora “Il terrorismo è nato perché coloro che fanno la politica in Occidente sono ricorsi a esso come strumento efficace per cambiare il volto dell’Oriente”. E se anche “Occidente i popoli amici hanno alzato la voce ed espresso la loro solidarietà con noi, e lo stesso hanno fatto le Chiese, ma per coloro che fanno la politica del Medio Oriente, noi, i cristiani, non esistiamo”.
I Patriarchi e i vescovi chiedono ai responsabili dell’ Occidente “di cambiare la vostra visione e i vostri metodi d’azione. Invece di indebolire e distruggere la regione, trattate con i popoli, rispettando la loro dignità e la loro libertà, e imboccate la strada della vita e non della morte”.
Su Gerusalemme aggiungono: “ Considerate Gerusalemme città santa. Non trasformatela in una città di guerra”.
Il messaggio è rivolto anche ai capi religiosi musulmani e drusi che “devono lavorare per porre rimedio alle cause della mentalità religiosa estremista e per rinnovare il discorso religioso”.
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La conclusione è piena di dignità e di speranza: “Noi abbiamo bisogno di un Medio Oriente nuovo, non fatto da altri ma da noi stessi e che non consiste nel cambiare o spostare i confini o i popoli, ma nel rinnovare i cuori”.
E seguono le firme.
@ Ibrahim Isaac Sedrak, patriarca di Alessandria dei copti; @ Mar Béchara Boutros card. RAI, patriarca di Antiochia dei maroniti; @ Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei siri; @ Joseph Absi, patriarca di Antiochia dei greco-melkiti; @ Mar Louis Raphaël Sako, patriarca di Baghdad (Babilonia) dei caldei; @ Grégoire Pierre XX Ghabroyan, patriarca di Cilicia degli armeni; @ William Shomali, rappresentante di mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme.