Città del Vaticano , martedì, 31. luglio, 2018 11:00 (ACI Stampa).
“Costruiamo ponti intorno alle nostre differenze, e le portiamo nel’armonia della coesistenza cristiana”. Il vescovo Ladislav Nemet, di Zrenjanin (Serbia) spiega così il movimento dei ministranti di cui lui è presidente. Sono arrivati a Roma ieri sera, e in 60 mila ci saranno stasera, in piazza San Pietro, per incontrare Papa Francesco.
Si tratta di un appuntamento ormai tradizionale, nato ai tempi di Benedetto XVI, e non senza un motivo: il movimento dei ministranti è forte soprattutto in Germania, dove quelli che un tempo venivano chiamati “chierichetti” si formano e vivono la loro vita cristiana, come parte di un percorso che non di rado li porta ad avere incarichi di responsabilità nelle loro parrocchie.
Non si tratta di uno dei tanti movimenti ecclesiali nato dopo il Concilio Vaticano II. I ministranti sono legati alle parrocchie, e vivono al loro servizio. “I ministranti sono coloro che si avvicinano alla liturgia, e che attraverso la liturgia imparano a conoscere Cristo”, sottolinea il vescovo Stefan Olster di Passau, presidente dela Commissione per il Ministero Giovanile della Conferenza Episcopale Tedesca.
Se è stata la Germania il luogo dove la formazione dei ministranti si è più sviluppata, ormai il Coetus Internationalis Ministrantium (CIM, il nome ufficiale dell’Associazione Internazionale Ministranti) è ormai una realtà sviluppata in tutto il mondo. I 60 mila partecipanti di quest’anno provengono da 19 nazioni diverse, e per la prima volta c’è una piccolissima delegazione dagli Stati Uniti, mentre altrettanto piccola è la delegazione italiana, rappresentata dalla parrocchia di Genazzano.
“Diciamo 19 nazionalità – sottolinea il vescovo Nemet – ma in realtà ci sono anche più nazionalità. Basti pensare che gli Stati Uniti sono rappresentati da una parrocchia vietnamita”.