“Desidero inoltre esprimere la mia profonda gratitudine al nostro Santo Padre, Papa Francesco, per avermi scelto come suo rappresentante personale in Corea e in Mongolia, specialmente in questo attuale momento storico di speranza per la penisola coreana e oltre” ha detto Xuereb ricordando la vicinanza del Papa al popolo coreano sia del Nord sia del Sud.
“I Vescovi della vostra diocesi - ha proseguito il Nunzio- hanno recentemente pubblicato una Lettera pastorale che affronta la delicata situazione che ha portato all'arrivo sulla vostra isola di circa 500 rifugiati provenienti dallo Yemen. Approvo pienamente le loro esortazioni perché sono in perfetta armonia con quelle di Papa Francesco.
Mentre le persone affrontano queste nuove realtà socio-geografiche, Sua Santità incoraggia tutti i cattolici ad essere più generosi nell'accogliere quei fratelli e sorelle, che sono costretti a lasciare la loro patria in cerca di sicurezza e stabilità di vita. Ci ricorda che "avere dubbi e paure non è un peccato. Il peccato è permettere a queste paure di determinare le nostre risposte, limitare le nostre scelte, compromettere il rispetto e la generosità, alimentare l'ostilità e il rifiuto. Il peccato è rifiutarsi di incontrare l'altro, il diverso, il prossimo, quando questa è di fatto un'opportunità privilegiata per incontrare il Signore".
Come segno concreto della sua vicinanza alla vostra diocesi nell'esempio di ospitare i profughi in arrivo dallo Yemen, Papa Francesco sta facendo una donazione consistente, che ora affido nelle mani del vostro amato vescovo.
Ricordando la storia dell'amicizia e della fede che legano insieme la Santa Sede e la Corea, ho il privilegio di conferire a tutti voi le benedizioni apostoliche di Papa Francesco, come espressione di forza e gioia nei vostri sforzi di conferire ospitalità, di sostenere la riconciliazione e per cercare la pace. In tal modo, siete sostenuti dall'intercessione di Maria, Regina di Corea, e accompagnato dai santi Martiri coreani”.
Prima di lasciare l’isola l’Arcivescovo ha visitato il memoriale dell’eccidio il 3 aprile 1948 a Jeju. Xuereb e il vescovo hanno bruciato dell'incenso e poi il nunzio ha pregato così:
Signore mio Dio!
Tu sei Padre di tutti noi.
Tu ami immensamente ognuno dei tuoi figli.
Avrai certamente pianto davanti all’orrendo massacro compiuto qui a Jeju.
Avrai certamente pianto nel vedere tanti dei tuoi figli venire uccisi e trucidati con violenza disumana.
Avrai certamente pianto nel vedere bambini, giovani, adulti e persino donne incinte ad essere massacrati senza pietà.
Fai scendere su di noi le tue lacrime per lenire il nostro dolore.
Bagna con le tue lacrime i nostri cuori affinché troviamo conforto.
Irrora con le tue lacrime il nostro cuore affinché possiamo trovare la forza di perdonare.
Infondi in noi il coraggio di amare tutti i tuoi figli.
Signore, mio Dio, che perdoni e salvi, versa le tue lacrime anche su quanti sono in cerca di perdono e concedi loro la grazia della conversazione. Amen.
Jeju 4.3 Peace Park è stato creato per ricordare coloro che sono caduti durante i massacri mentre proteggevano la loro patria. Il parco è il simbolo della riconciliazione e della pace e cerca di aprire un nuovo capitolo nella vita della nazione. Nel 2000 è stata istituito il National Committee for Investigation of the Truth about the Jeju 4.3 Events per chiarire gli eventi, le responsabilità e far diventare il luogo un simbolo della riconciliazione nazionale.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.