Barletta , lunedì, 20. agosto, 2018 16:00 (ACI Stampa).
Un uomo alto un metro e novanta si nota certamente in un piccolo paese del Sud mentre sta attraversando la città con un piccolo numero di ragazzi al suo seguito. Questo è don Raffaele Dimiccoli (1887-1956).
L'esistenza di questo testimone di Cristo inizia in un'agiata famiglia di agricoltori di Barletta dove nasce insieme ad otto tra fratelli e sorelle e fin da bambino sentì la chiamata a diventare sacerdote. La famiglia non si oppose al desiderio del piccolo in quanto erano buoni genitori e di profonda fede cristiana, e ciò gli permise di affrontare i lunghi studi ecclesiastici per giungere al sacerdozio il 30 luglio 1911. Appena ordinato venne nominato dal suo Vescovo, viceparroco della parrocchia di San Giacomo Maggiore. Qui offrì il meglio della sua ricca personalità.
Determinato, buono e dotato di grandi talenti il giovane sacerdote si è trovato ad operare in un contesto difficile ed in una civiltà che aveva nell'agricoltura ancora il suo più ampio mezzo di sostentamento. Un'economia rimasta ferma di fronte alle lusinghe della civiltà industrializzata che nel Nord della penisola già si stava sviluppando. La realtà storica e sociale del meridione d'Italia era contrassegnata da tale situazione e certamente don Dimiccoli, ascoltando le ripetute confessioni dei suoi parrocchiani, si sarà accorto di tutto ciò e soprattutto dei problemi che assillavano le famiglie. Ma questo non lo fermò nel procedere verso il bene ma ne affermò l'ambizioso programma pastorale. Il buon sacerdote oltre ad adempiere alle incombenze del ministero sacerdotale, comprese che alla base di una buona società vi è l'edificazione religiosa e culturale dei giovani e cosi ideò e costruì un oratorio a tale scopo dedicandolo a San Filippo Neri, patrono della gioventù. Qui si pregava, si faceva del teatro e si stava insieme ma più di tutto si sviluppavano le buoni doti per poter essere degni cittadini e ferventi cristiani. Inoltre creò dal nulla anche altre piccole istituzioni con la funzione di sollevare i bisogni della cittadinanza. Infatti nacquero degli asili, delle scuole di ricamo ed altre piccole istituzioni per l'educazione della gioventù.
Incomprensioni, difficoltà, prove non turbarono la pace del pio sacerdote il quale rispondeva con la preghiera ed il silenzio. La gente del luogo incontrava don Raffaele o in ginocchio all'altare di San Filippo Neri (suo modello sacerdotale) oppure con il rosario in giro per la sua città nel fare del bene. Le persone che hanno nel tempo un buon alleato, lo ricordano così. San Pio da Petrelcina diceva alle persone di Barletta che andavano a San Giovanni Rotondo, di rivolgersi a don Dimiccoli, il quale era un santo sacerdote.