Carpi , domenica, 15. luglio, 2018 10:00 (ACI Stampa).
L’Evangelista san Marco ci ha già parlato della chiamata degli apostoli. I dodici erano stati scelti perché stessero con lui e per annunciare il Vangelo. Fino a questo momento essi hanno vissuto “lo stare con Gesù”, ora sono mandati per vivere la seconda dimensione del discepolo, quella missionaria.
Gli apostoli vanno con una triplice consapevolezza: (1) è Gesù che li manda; (2) il loro mandato viene dall’alto, (3) non è una iniziativa personale. Sono stati coinvolti, infatti, in un’iniziativa che non è la loro. Essi sono mandati a fare quello che ha fatto Gesù: predicare la conversione, guarire gli ammalati, cacciare i demoni.
Nei compiti affidati agli apostoli troviamo descritta la missione della Chiesa, chiamata a coniugare contemplazione ed azione; a vivere, cioè, un’esistenza dove l’intenso operare per i fratelli non distoglie dall’attenzione a Cristo, dal continuo riferimento a Lui.
Gesù “…incominciò a mandarli due a due”. S. Gregorio Magno afferma che “Li manda a due a due per raccomandare la carità, perché meno che tra due non ci può essere la carità”. Quasi a ricordarci che la missione deve essere illuminata dalla testimonianza evangelica per eccellenza: l’amore fraterno.
La carità, la vita fraterna, la concordia, la stima vicendevole…tra i fratelli nella fede, sono già testimonianza del Vangelo. Non c’è nulla di più negativo, per l’annuncio della parola di Dio, quanto lo spettacolo di disaccordo, di rivalità, di invidia, di disamore tra i discepoli di Cristo.