Roma , mercoledì, 11. luglio, 2018 14:00 (ACI Stampa).
San Benedetto, la cui festa si celebra l’11 luglio, fu il monaco fondatore del monachesimo occidentale, profeta e fondatore dell’Europa cristiana. Sin dalla tenera età fu inviato a Roma per svolgere gli studi letterari, ma subito sconvolto dalla vita dissoluta della Città, si ritirò, secondo la Tradizione, presso un palazzo della Gens Anicia a Trastevere dove soggiornò per poco tempo, prima di abbandonare la casa e i beni paterni per abbracciare la vita monastica. Nella Chiesa di San Benedetto in Piscinula, costruita nel XII secolo, accanto ai ruderi di un antico palazzo della Gens Anicia, c’è una stanzetta risalente il V secolo che, a seconda della tradizione, funse da camera da letto di San Benedetto ancora adolescente quando era a Roma per gli studi. Ed è proprio in quella Chiesa che gli Araldi del Vangelo celebrano l’11 luglio, con una grande festa, il santo di Norcia. ACI stampa ha intervistato, Padre Carlos Werner, Presidente della sezione italiana degli Araldi del Vangelo.
Cosa rappresenta San Benedetto per gli Araldi del Vangelo?
San Benedetto è stato molto presente nella Storia del nostro movimento fin dagli inizi. La prima casa di vita comunitaria per i consacrati degli Araldi fu, ed è ancora, un antico monastero benedettino a San Paolo del Brasile. Negli anni Sessanta diversi giovani, insieme al nostro Fondatore, diedero inizio ad un’esperienza di vita comunitaria di studio e contemplazione, segnata dall’amore verso il sacrale e dalla disciplina. Il fine di tale stile di vita era quello di preparare al meglio i giovani all’azione apostolica, all’insegna dell’amore per l’ordine, la pietà e l’obbedienza. La prima casa degli Araldi del Vangelo fu quindi dedicata al Patrono del Monachesimo occidentale, il grande Patriarca che piantò il seme forte e fecondo che, sviluppatosi all’ombra delle ali di Dio, avrebbe dato grande vigore e fioritura alla Civiltà Cristiana, in tutta l’Europa e l’Occidente cristiano. Il nostro Fondatore, dunque, e tutti i suoi figli spirituali apprezzano molto il carisma benedettino e ne traggono grande influenza. Infatti, Mons. Joao faceva del monastero di Subiaco, un luogo irrinunciabile a cui fare visita in ognuno dei suoi soggiorni europei. Là poteva pregare e, per così dire, respirare il profumo della pietà sobria, nobile e solenne di San Benedetto, raffigurato su quasi tutte le pareti con devota abilità, che col suo sguardo sembra accogliere il pellegrino. La vocazione del Santo di Norcia fu immensa, tanto da risollevare, rinnovandola splendidamente, la decadente civiltà romana, fortemente provata dalla crisi morale che Sant’Agostino seppe ben descrivere nella sua ‘Città di Dio’. I monasteri furono punti di riferimento per la ricostruzione della società. Sotto la loro protezione e la loro benevola influenza si rifugiarono tutti, anche gli stessi barbari e i romani sopravvissuti alla sconfitta. San Benedetto dimostrò in tal modo il potere civilizzante della religione cattolica vissuta nello stato religioso e influenzò con i valori evangelici, mediante i suoi figli spirituali, la cultura nuova nei secoli a venire. Si pensi anche al ritmo e alla sonorità del canto gregoriano – tanto apprezzato e usato dagli Araldi del Vangelo – nato proprio dall’esperienza monastica da Lui fondata. Da certi punti di vista, il gregoriano è, fino ad oggi, insuperabile nel suo genere, un espressione perfetta della preghiera cristiana interpretata con sentimenti ispirati dal timore di Dio e dalla carità. Nelle composizioni gregoriane serietà, dolcezza e temperanza sono al servizio della liturgia in cui, animata dallo Spirito Santo, la Chiesa prega con gemiti ineffabili, intonando melodie composte per lo più da autori anonimi. Tale è la forza di un carisma così antico ma sempre nuovo com’è quello benedettino.
Padre Carlos la chiesa di San Benedetto a Trastevere perché è importante e perché venire a visitarla?