Nata nel 1847, prestissimo conosce le difficoltà di una vita che sboccia, con pochissimi mezzi economici, ma tantissima fede. Figlia di una famiglia di modeste condizioni, spicca per la profonda fede e per la sua straordinaria adesione alla volontà di Dio. Vive un'infanzia dura ma nei suoi occhi brilla l'amore di Dio, che ha incontrato nel quotidiano svolgersi della sua esistenza.
Povertà, prove, difficoltà ed una salute cagionevole non l'hanno mai abbandonata, ma Madre Clelia (cosi la chiamavano nel suo paese) sapeva farvi fronte. Fin da piccola era molto legata alla sua famiglia e faceva moltissimi fioretti, per mortificare il suo animo ed avvicinarsi a Dio. Una bambina cosi precoce ha dello straordinario e questo le brilla, nello splendido sorriso, che illumina chiunque incontri. Amava la preghiera e la meditazione e tra i primi libri che lesse, per raggiungere la sua santità, vi fu “La pratica di amar Gesù Cristo” di sant'Alfonso Maria de Liguori, che le fu compagno ed amico nella sua vita ascetica. E di ciò se ne ha traccia nel suo animo innamorato del Cristo.
In famiglia, a scuola, al catechismo, tutti la stimano e le vogliono bene in quanto ha una marcia in più ed è quella che Dio concede a chi, con generosità, a Lui si dona. E Clelia questo lo ha fatto: senza riserve, senza indugi e con spontaneità. E' parte attiva della sua parrocchia, è catechista e svolge, con passione e fede, l'impegno assunto. Le piccole allieve, a lei affidate, la ricordano non come una catechista ma come una mamma. Sa farsi voler bene. Sa far amare Dio a cui lei si affida come ad un Padre buono.
Con tali premesse fonda le Suore minime dell'Addolorata, partendo da una modestissima casa detta del Maestro al suo paese. Lei e poche altre compagne sono tanto povere che, si tramanda che, per le varie suppellettili presero, dalle loro case, ciò che non serviva. Povertà, preghiera ed una vita di duro lavoro caratterizzò la vita della prima comunità.
Varie difficoltà e false insinuazioni volevano impedirne la fondazione, ma Clelia Barbieri è andata avanti (anche all'aiuto di don Gaetano Guidi, suo direttore spirituale e parroco, il quale credeva in lei) con Dio nel cuore ed alla fine ha coronato il progetto che Dio aveva su di lei.
Come la creta nelle mani del vasaio Clelia Barbieri si è lasciata plasmare dall'amore di Dio.
Devotissima a San Francesco di Paola fondò questa congregazione, ispirandosi al santo eremita calabrese. Tanta era la fiducia che riponeva in lui che si racconta che ,una volta, nella loro casa non avevano nulla da mangiare, eccetto un po' di olio. Madre Clelia non si perde di animo e versa questo nella lampada del santo, davanti al suo ritratto, ed attende fiduciosa:un benefattore porta il mangiare. Cosa dire? Nulla se non ciò che il Cristo, diceva alle persone che a lui ricorrevano: “abbiate fede”. Di questi fatti è piena la vita di Clelia Barbieri che si è lasciata plasmare dalla volontà di Dio in atteggiamento di amore e donazione.
Di questa splendida religiosa italiana, il card. Gusmini, arcivescovo di Bologna, ne ha tracciato una bellissima biografia, in cui ne racconta la mirabile vita.
La malattia la porta giovanissima all'incontro con il Cristo, lasciando sulla terra la sua benigna protezione.
Si racconta che nella stanza dove è spirata, le consorelle, pregando, hanno sentito al voce della santa che pregava con loro. Questo particolare “dono” si è ripetuto più volte. E ciò è stato testimoniato da più persone. Madre Clelia continua a stare accanto alle sue figlie ed a chiunque a lei si affida, con la fede di un bambino, nelle braccia della sua genitrice.
Canonizzata da Giovanni Paolo II nel 1989.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.