Roma , mercoledì, 4. luglio, 2018 14:00 (ACI Stampa).
È un lavoro pastorale, prima che umanitario, quello di Aiuto alla Chiesa che Soffre. E così, accanto agli aiuti concreti per i cristiani perseguitati, la prima priorità resta sempre quella di dare un supporto pastorale. E lo fa grazie alle generose donazioni di tanti benefattori, che nel 2017 hanno inviato alla Fondazione di Diritto Pontifico 124 milioni 57 mila e 414 euro.
Il rapporto della attività del 2017 di Aiuto alla Chiesa che Soffre è una fotografia in movimento di una realtà che è dura, ma che è anche piena di speranza. L’idea è quella di dare prima di tutto un supporto pastorale, ma ci sono casi eccezionali, come quello iracheno, in cui al supporto pastorale deve essere eccezionalmente sostituito dalla priorità per l’aiuto umanitario. Così, il piano Marshall per l’Iraq ha prima di tutto puntato alla ricostruzione. Ma ora è il momento di pensare anche alle chiese.
Per questo, l’obiettivo del 2018 è di passare dalle case alle chiese. E non è solo uno slogan.
Il Cardinale Mauro Piacenza, presidente internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, tratteggiando la storia della fondazione nel 1947, ha ricordato che l’idea di Pio XII era di avere una opera che si occupasse delle miserie scaturite dalla Seconda Guerra Mondiale “non discriminando nessuno e neppure gli antichi carnefici”, e fu creata una opera con “personale sempre più specializzato, ma non burocratizzato”.
“Non siamo – afferma il Cardinale Piacenza – diventati una sorta di organizzazione di solidarietà. Questa è rimasta una opera di Chiesa, una opera pastorale. E proprio per perseverare su tale linea è stata eretta come Fondazione di diritto pontificio, con l’obiettivo di correre sempre dove Dio piange”.