Il Movimento Studenti di Azione Cattolica esprime rammarico per i recenti sviluppi che coinvolgono il Disegno di legge sulla “Buona Scuola”. "Le nostre  perplessità - spiegano - nascono tanto dal merito quanto dal metodo dei recenti passaggi politici. Nel merito, riteniamo che il maxi-emendamento presentato dai relatori, onorevoli Francesca Puglisi e Franco Conte, non recepisca le proposte che come studenti abbiamo costruito durante tutto l’anno con i circoli territoriali, e presentato nelle sedi governative e parlamentari opportune (l’ultima volta in Senato, durante l’audizione dello scorso 27 maggio)".

"Rispetto al metodo - fanno sapere dal MSAC -, non condividiamo la decisione di portare direttamente in aula un testo verosimilmente blindato dall’intenzione di porre su di esso la fiducia. Riteniamo che questa decisione rappresenti una forzatura del dibattito parlamentare, che impedisce di apportare qualsiasi intervento migliorativo al testo definito dai relatori. Ci rattrista vedere come una riforma nodale per il Paese, come quella del sistema d’istruzione, debba procedere in Parlamento senza la necessaria dialettica tra le parti politiche".

"Senz’altro occorre dare una risposta alle migliaia di docenti precari storici, con i quali il Governo si è assunto un impegno. Ma la soluzione adottata con il maxi-emendamento (assunzioni subito, ma individuazione dell’organico dell’autonomia e distribuzione dei docenti negli albi territoriali solo a partire dall’a.s. 2016/17) di fatto conferma quanto sostenevamo da tempo: è possibile attuare da subito il piano assunzionale senza procedere immediatamente alla revisione dell’autonomia scolastica", spiegano ancora dal MSAC.

"Dunque - concludono -, qualora ci fosse la volontà politica, esisterebbe ancora un margine per rimettere in discussione le parti della riforma maggiormente criticate e soprattutto affrontare i nodi educativi che il testo della “Buona scuola” non affronta (in primo luogo un serio intervento contro la dispersione scolastica e le diseguaglianze che sono fonte di fallimento formativo). Si tratta di valutazioni pacate e di buon senso, che in questi mesi abbiamo sostenuto anche insieme alle altre trentuno associazioni che hanno aderito all’appello “La scuola che cambia il Paese”, e che continuiamo a porre all’attenzione del Parlamento e del Governo".