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Sant'Antonio, una vita al servizio degli altri

Nato a Lisbona, abbandonò l'Ordine agostiniano per quello francescano con la missione di predicare il Vangelo tra le popolazioni dell’Africa. Nel 1946 Pio XII lo ha proclamato Dottore della Chiesa

Sant'Antonio da Padova |  | Wikicommons pubblico dominio Sant'Antonio da Padova | | Wikicommons pubblico dominio

Una processione di francescani passa per Lisbona in una mattina del 1220 ed il canonico della cattedrale di Coimbra, don Fernando Martins de Bulhões lascia tutto e li segue divenendo francescano.

Lascia tutto: ricchezze, onori, cultura ed anche il nome. Difatti da quel giorno senza memoria tutto il mondo avrà memoria e come dimenticare grande Sant'Antonio da Padova che mutò in questo il proprio nome.

Antonio, giovane portoghese, nacque in questa terra, carica di sole e di arte, nella giornata della festa della Madonna ovvero il 15 agosto del 1195 e morì a Padova il 13 giugno del 1231.

Della sua vita sappiamo tanto, molto. Sono noti a tutti i suoi molti miracoli, la sua gioia, la sua predicazione ma nascosto nelle pieghe della storia sono anche nascoste le sue innegabili sofferenze e penitenze per addossare sulla sua esperienza umana i carichi morali che spesso la gente gli rivolgeva.

Sempre disposto ad aiutare tutti in tutto ed a farsi girovago nel mondo per poter annunziare la bellezza del cristianesimo, vissuto e realizzato nella quotidianità di tutti i giorni. Senza apparente clamore ma con evidente amore. Ed amore per gli altri. 

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Difatti si legge nella sua vita che entrato fra i francescani a nessuno aveva fatto sapere dei suoi precedenti studi e della sua vasta cultura essendo piuttosto l'uomo del fare che del parlare ma, in occasione di un incontro con i vari frati che si radunavano in un capitolo, ebbe la spontaneità di potere scambiare due parole su una questione teologica e  tutti compresero che forse il piccolo portoghese non solo con il lavoro manuale ma anche con la parola riusciva a far amare il Signore.

Così da quel giorno andò a predicare in diverse città tra cui Padova che ne conserva le spoglie. Anzi i padovani han fatto di più e tanta era la facilità del santo a predicare che alla morte esposero in un reliquiario la sua lingua simbolo silenzioso del tanto parlare e del tanto fare.

Nelle differenti occasioni che ebbe di girare per motivi apostolici incontrò anche San Francesco: tra i due vi fu subito grande sintonia. In quell'occasione, nel muto parlare dei loro cuori, si univa lo stesso desiderio: amare far amare il Signore.

Questo è l'esempio e l'insegnamento che ci lascia il santo di Padova: vivere una vita quotidianamente semplice, ma sempre con l'occhio rivolto ai tanti che gli chiedevano soccorso nella varie necessità.

Con questi atteggiamenti e con tanta giocondità il santo si spense a Padova in quel lontano 1295 desiderando di non parlare più con la voce bensì con il suo esempio e con la sua attività taumaturgica che dal quel 13 giugno non è più cessata e si riversa su chi lo ama e lo venera non solo come santo ma come amico.

 

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