Ratisbona , martedì, 12. giugno, 2018 18:00 (ACI Stampa).
La “politically correctness” è diventata “correctness pastorale” e, «dalla politica si è infiltrata nella Chiesa. Così che perfino tanti pastori vorrebbero adeguare il Vangelo allo spirito del tempo».
I risultati di questo orientamento pastorale sarebbero visibili: in Germania, secondo un sondaggio, solo il 16% degli intervistati crederebbero in un Dio persona. Questa analisi è stata tracciata dal cardinale Paul Josef Cordes, ex Presidente del Consiglio “Cor unum”, nel corso di un incontro organizzato da “Kirche in Not” (Aiuto alla Chiesa che Soffre, ACS) di Germania, sabato 2 giugno a Ratisbona. Presso il centro congressi Kolpinghaus di Ratisbona il cardinale Cordes – tra gli artefici insieme a San Giovanni Paolo II, delle Giornate mondiali della Gioventù – ha tenuto una relazione sul tema “Nuova evangelizzazione: una parola alla moda o spiraglio di luce?”.
Solo le comunità spirituali cristiane - di cui il cardinale Cordes nei suoi primi anni in Vaticano aveva il compito di occuparsi - possono contrastare questa tendenza. «All’inizio – ha confessato il cardinale Cordes, raccontando divertito il suo primo incontro con Kiko Argüello e Carmen Hernandez, iniziatori del Cammino neocatecumenale - vedevo questi movimenti con un certo scetticismo, che poi però ha lasciato spazio all’entusiasmo. Questi nuovi inizi della fede sono il segno che lo spirito di Dio è ancora attivo nella Chiesa. Queste comunità hanno il compito di richiamare ogni cristiano alla sua vocazione. Indipendentemente dalle appartenenze personali, ogni cristiano può imparare da queste comunità. Quanti cristiani cercano, in un mondo sempre più freddo e mondano, il calore del nido di una comunità di fede? Nemmeno una regolare frequentazione della messa domenicale può offrire questo».
Il vescovo di Ratisbona, monsignor Rudolf Voderholzer, durante l’omelia della messa celebrata nella chiesa collegiata dell’Antica Cappella ha ringraziato ACS anche per il suo impegno sul fronte della nuova evangelizzazione e dell’annuncio della fede. Impegno tanto più importante oggi: «Bisognerebbe davvero chiedersi se una Chiesa che non pungola più, sia davvero ancora in cammino seguendo le orme di Gesù», ha detto il vescovo di Ratisbona. Che in Germania vi sia libertà di religione non può inoltre far dimenticare tanti paesi del mondo dove i cristiani non sono liberi di professare e vivere la loro fede. In questo senso, ha aggiunto monsignor Voderholzer, «Aiuto alla Chiesa che Soffre è davvero una avvocata dei cristiani perseguitati nel mondo».
In Siria, per esempio. Qui, come riferisce padre Firas Lutfi, frate francescano da Aleppo, il pericolo dell’islamismo non è stato ancora del tutto disinnescato. «Esistono almeno una decina di milizie diverse nel paese – ha detto il francescano durante un talk show, cui ha partecipato anche il sacerdote nigeriano John Bakeni, moderato dalla direttrice di ACS di Germania, Karin Maria Fenbert - che arruolano i loro soldati dall’estero, anche dall’Europa. Su tutto questo però i media occidentali non offrono una panoramica obiettiva: presentano una situazione in cui sembrerebbe chiaro che è il buono e chi il cattivo. Ma nella realtà non è così facile stabilirlo. In questa guerra non si tratta più di libertà e democrazia, ma di interessi economici. Qui si fa geopolitica. La fanno gli USA come la Turchia che nel gennaio del 2018 ha intrapreso un’offensiva militare alla città di Afrin, a nord della Siria. La Siria non c’entrava nulla. Il vero punto della situazione è la questiona curda. Ma i curdi sono parte del popolo siriano.