Città del Vaticano , lunedì, 11. giugno, 2018 18:00 (ACI Stampa).
Circa 24 mila progetti in 50 Paesi nel mondo, utilizzando un network che è allo stesso tempo locale e internazionale: dopo la plenaria di marzo, durante la quale è stata eletta Anne Therese Gallagher come nuovo presidente, l’International Catholic Migration Commission ha ripreso a lavoare, con l’obiettivo di avere sempre più impatto nell’advocacy internazionale.
L’advocacy è il lavoro dietro le quinte, nel supportare decisioni, nel negoziare accordi, per fare in modo che tutti siano tutelati. E gli obiettivi della commissione, conosciuta anche con la sigla ICMC, sono raccontati ad ACI Stampa proprio dalla presidente Gallagher, la prima donna a ricoprire l’incarico.
Quale è il lavoro dell’ICMC?
La commissione è stata stabilita nel 1951 per supportare migranti e rifugiati ovunque nel mondo. È un organismo unico tra le organizzazioni della società civile e le organizzazioni cattoliche. Lavora con i migranti e rifugiati perché ha un ruolo molto importante nell’advocacy, nell’aiutare a promuovere la giustizia sociale cattolica nelle emigrazioni. Ma allo stesso tempo, ICMC ha un aspetto molto pratico, perché è una organizzazione di membri che include le commissioni migrazioni di tutte le Conferenze Episcopali del mondo. Così, da una parte lavoriamo in contatto con la Santa Sede, dall’altra abbiamo una presenza costante sul territorio. Curiamo più di un milione di rifugiati nel mondo.
In che modo lavorate con la Santa Sede?