Roma , martedì, 5. giugno, 2018 10:00 (ACI Stampa).
“Chi avrebbe pensato che la soluzione per la salvaguardia del nostro pianeta fosse contenuta nell'Antico Testamento? Dio ci ha donato una casa speciale: tutte le indicazioni per viverci al meglio sono nella sua Parola”. Così la pensa Roberto Cavallo nel suo nuovo libro intitolato “La Bibbia dell'ecologia. Riflessioni sulla cura del Creato”, edito da Elledici. ACI Stampa ha intervistato l’autore:
La Bibbia dell'ecologia...perchè ha scelto questo tema e questo titolo?
Mi occupo da quasi trent’anni di temi legati alla sostenibilità e alla “casa” dell’uomo, di ecologia appunto. All’indomani della Conferenza di Rio de Janeiro, nel 1992, quando per la prima volta i potenti della Terra si sono confrontati sullo stato di salute del pianeta, mi sono chiesto che cosa si potesse e si dovesse fare per garantire il mantenimento della specie umana; quale fosse l’impegno individuale dell’uomo vivente nei confronti delle generazioni che sarebbero vissute dopo di noi. Leggevo molto e cercavo di comprendere le ricerche più moderne in fatto di tecnologia, biologia, scienze dei materiali nella speranza che sempre più soluzioni arrivassero per invertire la rotta. Poi, quasi per caso, nel leggere l’Antico Testamento, ho ritrovato gli insegnamenti di mio nonno contadino. E mi sono sempre più convinto che la soluzione viene dal nostro comportamento quotidiano, dal buon senso, dalla ricerca di equilibrio, da quei saperi tramandatici per generazioni, così ben descritti nei versetti di moltissimi libri della Bibbia. Mi sono così messo a incrociare i dati più recenti e purtroppo sempre più drammatici del nostro ambiente, dalla biodiversità ai grandi eventi meteorologici, dai rifiuti all’inquinamento dell’atmosfera o dell’acqua, con i suggerimenti della Bibbia, arrivando a fornire qualche consiglio pratico.
C'è in qualche modo un collegamento tra questo libro e la "Laudato Sì" di Papa Francesco?
Certamente sì! Ci sono molti richiami all’enciclica di Papa Francesco, che a mio avviso, al di là del contenuto, chiarisce in modo univoco quell’imbarazzo e fraintendimento che per decenni a contrapposto una certa cultura antropocentrica alla cultura naturalistica, riportando tutti “dalla stessa parte”.