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Sepe: così Napoli aspetta Francesco

Il Cardinale Crescenzio Sepe Arcivescovo di Napoli  | Il Cardinale Crescenzio Sepe Arcivescovo di Napoli  | CNA/B.PetriK Il Cardinale Crescenzio Sepe Arcivescovo di Napoli | Il Cardinale Crescenzio Sepe Arcivescovo di Napoli | CNA/B.PetriK

Napoli è la città più amata e più difficile d’ Italia. Gioiello della penisola e cuore ferito della gente campana. Sarà per questo che i pontefici hanno sempre voluto essere presenti nelle città del Golfo. Nei tempi moderni Francesco è il terzo Papa che visita la città. Lo ricorda subito il Cardinale Crescenzio Sepe che sabato 21 marzo riceve la vista del Santo Padre: “Una bella tradizione iniziata dal santo Papa Giovanni Paolo II, poi Papa Benedetto e adesso Papa Francesco perché c’è stata come una volontà generale del popolo che mi chiedeva di invitare il Papa a venire a Napoli. La figura di questo Papa scende nell’anima e nel cuore della gente allora porte portare il Papa a Napoli e fargli conoscere questa realtà complessa bella e difficile delicata è sembrata la cosa migliore e il Papa ha accettato con piacere.”

 

Napoli come Buenos Aires Chiese di periferia?

 

“Ho parlato di questo con Papa Francesco anche perché avevo già invitato Bergoglio quando era ancora cardinale. Ci eravamo incontrati in una riunione di cardinali e gli avevo detto quando voleva visitare Napoli una volta che veniva a Roma. Lui aveva accettato, avevo anche proposto  che poteva incontrare i sacerdoti e lui aveva risposto: ma io cosa posso dire loro? E io: Eminenza, basta parlare un po’ della sua esperienza pastorale di Buenos Aires, perché tra Buenos Aires e Napoli più o meno ci sono gli stessi problemi e le stesse difficoltà, e ci sono anche tante realizzazioni positive nel campo della fraternità e della solidarietà.”

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A proposito di fraternità il Papa pranzerà con i detenuti.

 

“È stata una richiesta del Papa. Ha detto: io non ho mai pranzato con i carcerati! E sapendo che Napoli ha tre carceri  uno dei quali è Poggioreale, abbiamo organizzato il pranzo. E siccome non ci sono ambienti sufficienti useremo la cappella, come spesso si fa per il pranzo di Natale, che sarà trasformata in sala da pranzo.”

 

E l’incontro con San Gennaro?  Il santo di Napoli come accoglierà il Papa?

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“Vedremo come reagisce! Intanto lo accoglierà bene sicuramente e poi vedremo se ci sarà qualche manifestazione esterna!

Vendendo a Napoli il Papa non poteva non fare una momento di preghiera e devozione a San Gennaro, allora, pensando che deve incontrare i sacerdoti nella cattedrale, il posto migliore è la cattedrale. Esporremo le reliquie di San Gennaro in modo che il Papa quando entra può venerare le reliquie e poi ci sarà il dialogo con i sacerdoti i religiosi e i seminaristi.”

 

Ma il Papa conosceva San Gennaro?

 

“Sa quello che sanno un po’ tutti. Sa della profonda devozione e che san Gennaro sintetizza. Una devozione del tutto speciale, direi quasi carnale, che i napoletani hanno per il santo. San Gennaro ha segnato anche la storia della città. Storia religiosa, culturale artistica, ma anche sociale e politica e quindi anche di questo evento della liquefazione che, normalmente, si verifica il 19 settembre, ma che qualche volta avviene anche il primo sabato del mese di maggio e a dicembre. Sono queste le tre date che caratterizzano l’abbraccio del Santo Patrono.”

 

Napoli cosa si aspetta da Papa Francesco ?

 

“La città di Napoli come diceva già Benedetto XVI quando è venuto, è una diocesi che cammina, è una diocesi impegnata profondamente che ha aperto le porte da anni. E’ una diocesi che vede sacerdoti, religiosi e un laicato formidabili. Una Chiesa, quella di Napoli, che vive la fede e la vive incarnata e che ha tanta speranza di risollevare una realtà sociale ancora critica, e che si esprime anche in tanti atti di carità. Una Chiesa che attende dal Papa un incoraggiamento uno stimolo ad andare avanti. Una Chiesa che canta la propria fede e vuole camminare con Pietro.”

 

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Nel tempo trascorso dalla visita di Papa Benedetto ad oggi cosa è cambiato nella Chiesa di Napoli?

 

“Oggi il mondo corre con una velocità enorme e quindi anche pochi anni possono costituire una novità. La novità più grande è che avendo fatto un giubileo speciale per Napoli, anche la società civile ha ricevuto un forte stimolo a realizzare quel bene comune che è al fondamento di ogni opera, anche sociale. Uno slancio che ancora esiste grazie ad opere come La Medicina Sociale, la Casa di Tonia, il Binario e la prima casa in Campania per i malati di AIDS un cammino che è iniziato con il Giubileo e che proseguirà con stimoli nuovi che ci verranno dal Papa stesso.”

 

Allora concludiamo con la frase che ormai è un mito per lei?

 

“Sì, una frase che tutti recitano, vecchi bambini i credenti e non credenti tutti.

Auguro anche alla vostra agenzia ed è l’augurio che si fa a tutti i napoletani:  ‘A Maronna v’accompagni!”