New Delhi , martedì, 29. maggio, 2018 15:00 (ACI Stampa).
Poveri, reietti, emarginati. Non è semplice la vita per la maggior parte dei cristiani indiani. Il 60% di questi è costituito infatti da 'dalit', i senza casta intoccabili, chiamati spregiativamente anche 'mangiatori di ratti'. Esclusi dal sistema sociale induista, grazie all’opera della Chiesa cattolica hanno scoperto la propria dignità di esseri umani. Ma proprio la fede cristiana, che ha portato tanta ricchezza nelle loro vite, è un nuovo motivo di emarginazione da parte della società e soprattutto dei fondamentalisti indù che non di rado li minacciano e mostrano ostilità nei loro confronti.
"A questi nostri fratelli coraggiosi abbiamo voluto dedicare una campagna specifica – spiega il direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Alessandro Monteduro – pensando in particolare alle donne che vivono una condizione perfino peggiore essendo tre volte discriminate: perché donne, perché dalit e perché cristiane".
Due i progetti che i benefattori italiani di ACS potranno sostenere nella poverissima diocesi di Rayagada nello Stato di Orissa, lo stesso dove 10 anni fa sono avvenuti i violenti pogrom anticristiani. "Il primo progetto è un corso di formazione cristiana nel quale 300 donne potranno approfondire in modo particolare gli insegnamenti della Chiesa sul rispetto della dignità della donna e sulla famiglia".
L’altro progetto prevede invece la costruzione di due cappelle, nei villaggi di Chithrakote e di Chetanpur che finalmente offriranno a due comunità di 512 e di 239 fedeli un luogo in cui pregare e assistere alla Santa Messa.
"La Chiesa indiana compie un’opera straordinaria nel riscattare i dalit e permettere loro di iniziare una nuova vita con la consapevolezza che non sono inferiori agli altri, come il sistema delle caste vuol far loro credere, ma hanno eguale dignità", afferma Monteduro.