Torino , lunedì, 22. giugno, 2015 17:15 (ACI Stampa).
Erano in circa 10 mila i ragazzi degli oratori arrivati da tutta Italia per partecipare alla festa con Papa Francesco. Lì, nel posto dove c’erano le vecchie ferriere della FIAT, si sono radunati, hanno pregato nella Chiesa del Sacro Volto, hanno cercato una guida. E c’era don Enrico Stasi, ispettore salesiano per il Piemonte e la Valle d’Aosta, che porta avanti un lavoro complesso in un tessuto sociale, quello piemontese, che è particolarmente cambiato negli ultimi anni. “A Papa Francesco chiediamo coraggio,” dice ad ACI Stampa.
“Le sfide che affrontiamo oggi – racconta – sono soprattutto le sfide legate alla sfiducia. Tanti ragazzi provano sfiducia. Rispetto al passato si sta creando una forte distanza tra noi e i ragazzi, tra i ragazzi e la Chiesa. La sfida è quella di riavvicinarli, di essere loro compagni di viaggio,” sottolinea don Enrico Stasi.
Non è facile in un panorama completamente mutato. “Torino è cambiata molto, da città con forte presenza industriale ha attirato molta migrazione. E i Salesiani, sin dagli anni Cinquanta e Sessanta, sono stati nelle zone dell’immigrazione e sono ancora presenti lì,” afferma don Stasi.
Che poi aggiunge: “La presenza dei salesiani è legata alla città di Torino soprattutto per lo sviluppo delle capacità lavorative dei giovani, del lavoro manuale. Oggi sono vicini ai giovani per aiutare alle nuove professioni.”
Lo fanno gestendo “molti oratori, tantissime scuole medie superiori e professionali. Abbiamo anche noi centri di accoglienza per immigrati e una casa famiglia.”