Mosul , lunedì, 21. maggio, 2018 16:00 (ACI Stampa).
Per il sacerdote che non poteva chiudere la casa di Dio si aprono le porte della gloria degli altari. La Congregazione per le Cause dei Santi ha concesso il “nihil obstat” per iniziare il processo di canonizzazione per martirio di Ragheed Ganni, il sacerdote cattolico ucciso in Iraq insieme ad altri tre diaconi il il 3 giugno 2007.
I tre diaconi erano Basman Yousef Daud, Wahid Hanna Isho e Gassan Isam Bidawid, e furono uccisi insieme al giovane sacerdote iracheno da un commando di uomini armati a Mosul, vicino la Chiesa dedicata allo Spirito Santo.
Il nihil obstat ad aprire la causa di canonizzazione per martirio è arrivato con una lettera dell’1 marzo, firmato dal Cardinale Angelo Amato e dall’arcivescovo Marcello Bartolucci, Prefetto e Segretario della Congregazione per le Cause dei Santi.
La richiesta di aprire il processo di canonizzazione per martirio è stata avanzata nel novembre 2017 da Francis Yohana Kalabat, vescovo dell’eparchia caldea di San Tommaso Apostolo a Detroit: è lì che è stata passata la competenza della Causa di Canonizzazione dall’arieparchia caldea di Mosul, per via delle condizioni difficili in cui si trova l’arcieparchia caldea dopo anni di occupazione jihadista, che rende difficile fare tutte le procedure per la canonizzazione, inclusa la raccolta delle testimonianze.
La lettera della Congregazione per le Cause dei Santi conferma che non ci sono ostacoli a iniziare il processo di canonizzazione per martirio. Il processo potrebbe portare a dichiarare padre Ganni e i tre diaconi ad essere beatificati “pro martirio in odium fidei”.