Perchè invece “laddove il mero profitto viene collocato al vertice della cultura di un’impresa finanziaria, ignorando le contemporanee esigenze del bene comune - la qual cosa oggi è segnalata come fatto assai diffuso anche in prestigiose business schools - ogni istanza etica viene di fatto percepita come estrinseca e giustapposta all’azione imprenditoriale”.
Così la gestione di fondi, i prestiti, il credito e perfino la spesa di ogni giorno possono diventare trappole per creare profitto senza alcune considerazione per la dignità umana.
Il documento cerca di offrire indicazioni per una “sanità” del sistema finanziario da cui sia espulsa ogni “tossicità”.
“Un fenomeno inaccettabile sotto il profilo etico,- si legge nel testo- non è il semplice guadagno ma l’avvalersi di un’asimmetria a proprio vantaggio per generare notevoli profitti a danno di altri”.
Ecco allora che per produrre in modo sano del valore aggiunto serve cooperazione: “Quando l’uomo riconosce la fondamentale solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini, sa bene che non può trattenere solo per sé i beni di cui dispone”.
Serve “un coordinamento stabile, chiaro ed efficace, fra le varie autorità nazionali di regolazione dei mercati, con la possibilità e, a volte, anche la necessità di condividere con tempestività delle decisioni vincolanti quando ciò sia richiesto dalla messa in pericolo del bene comune.
Tali autorità di regolazione devono sempre rimanere indipendenti e vincolate alle esigenze dell’equità e del bene comune. Le comprensibili difficoltà, a tal proposito, non devono scoraggiare dalla ricerca e dall’attuazione di simili sistemi normativi, che vanno concertati fra i vari Paesi ma la cui portata deve certo essere anche sovranazionale”.
Urgente anche favorire “una cultura aziendale e finanziaria che tenga conto di tutti quei fattori che costituiscono il bene comune” mettendo al centro “la persona e la qualità delle relazioni fra le persone”.
Tra le altre proposte anche quella di creare comitati etici nelle banche e di esercitare il “ voto del portafoglio” scegliere eticamente e consapevolmente spesa e investimenti etici. Perché anche il mercato in fin dei conti ha bisogno di criteri antropologici per funzionare bene. E del resto “oggi più che mai, siamo tutti chiamati a vigilare come sentinelle della vita buona ed a renderci interpreti di un nuovo protagonismo sociale, improntando la nostra azione alla ricerca del bene comune e fondandola sui saldi principi della solidarietà e della sussidiarietà”.
Presentando il documento alla stampa il Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, l'arcivescovo Ladaria, ha speiegato che la Pastor bonus, afferma che compito proprio della Congregazione è promuovere e tutelare tutto ciò che riguarda la dottrina della fede e quella morale e "lo scopo di queste Considerazioni è affermare con chiarezza che, all’origine del diffondersi di pratiche finanziarie disoneste e predatorie, vi sono anzitutto una miopia antropologica ed una progressiva crisi dell’umano che ne sono conseguite" e "il bene comune è sparito in molti ambienti dall’orizzonte del vivere, si è accresciuta la conflittualità delle relazioni e le disuguaglianze sono divenute più pronunciate".
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.