Roma , domenica, 13. maggio, 2018 15:00 (ACI Stampa).
Il vecchio orafo ebreo Melchisedec vive da sempre nel Ghetto di Venezia, dove, per editto della Serenissima, si deve abitare in spazi ridotti, in case strette e buie, senza poter vedere il mare e il cielo. Ma essendo l'uomo più saggio e rispettato del Ghetto, ha ottenuto un privilegio singolare: abitare nel piano più alto di qualsiasi palazzo costruito dalla sua gente. Così prima di morire potrà raggiungere il cielo e avere una visione che lo ricongiunge all' Infinito.
La vicenda poetica di Melchisedec, e della sua giovane e bella nipote Esther, è al centro di un breve racconto, dal titolo "Una scena dal ghetto di Venezia", del grande scrittore, poeta e drammaturgo Rainer Maria Rilke. Il racconto fa parte della bellissima raccolta "I racconti del Buon Dio", scritto nel 1900, e ora è stato ripubblicato dalle edizioni Dehoniane, con una nota di Riccardo Calimani.
Il racconto, unitamente alle pagine di Calimani, oltre all'altissima qualità della scrittura, intessuta di colori, di poesia, di luci e di voci, permette di gettare uno sguardo incantato su questo luogo particolare e ricco di fascino, la cui storia antica si intreccia, nel bene e nel male, con quella di Venezia. Ancora oggi, nel sestriere di Cannaregio, centro del centro veneziano, se si percorrono le calli tortuose e si passeggia nel grande campo (piazza) che resta il suo cuore pulsante, e dove ora si trova il bellissimo Museo Ebraico, ci si siede all'aperto , mangiando una delle tante specialità della cucina ebraica coniugata alla veneziana, se ci si perde a curiosare in una delle botteghe artigianali e artistiche di cui è ancora ricco il quartiere, davvero se ne riconosce la peculiare qualità di "un quadro di nuvole bianche", come spiega Calimani nella sua nota, in cui ne racconta in chiave quasi intimista la vita quotidiana.