Torino , domenica, 21. giugno, 2015 16:19 (ACI Stampa).
La preghiera silenziosa davanti a Maria nel Santuario della Consolata, e poi l’abbraccio festoso dei ragazzi degli oratori e la preghiera della famiglia salesiana. Il pomeriggio del Papa a Torino comincia così, dopo il pranzo con i giovani detenuti del Carcere minorile “Ferrante Aporti”, alcuni immigrati e senza fissa dimora e una famiglia Rom.
Lascia il testo preparato il Papa e lo consegna al rettore maggiore che racconta di aver conosciuto al Santuario della Madonna di Lujan, e come ispettore dei salesiani in Argentina, racconta la sua esperienza salesiana in famiglia, racconta del suo padre confessore, delle sua visite a Maria Ausiliatrice ogni 24 maggio, della squadra di San Lorenzo fondata da un salesiano nel 1908 coni ragazzi di strada. Poi parla delle sfide che Don bosco ha affrontato. “Alla fine dell’ 800 questa regione dell’ Italia era massonica, di mangiapretei, anticlericale anche demoniaca” . Ma don Bosco non ha avuto paura e oggi la situazione è più o meno la stessa con tanti disoccupati.
E allora propone una “educazione alla misura della crisi” una “educazione per mestieri d’urgenza”, professioni da fare subito. “La creatività salesiana deve affrontare queste sfide e viverle con la gipia salesiana e la creatività salesiana. Quella fondata sui tre amori bianchi di Don Bosco: la madonna, la Eucaristia e il Papa. Bisogno non vergognarsi della Madonna.
Don Bosco amando il Papa faceva amare la Chiesa che la sposa santa anche se sempre bisognosa di conversione.
Parla della donna che non ha più importanza se diventa capo dicastero, ma se è come Maria tra gli Apostoli.