Città del Vaticano , martedì, 1. maggio, 2018 13:00 (ACI Stampa).
Per diventare amici di San Giuseppe "occorre ricalcarne le orme, che rivelano un riflesso dello stile di Dio. Giuseppe è l’uomo del silenzio. A prima vista, potrebbe perfino sembrare l’antitesi del comunicatore. In realtà, solo spegnendo il rumore del mondo e le nostre stesse chiacchiere è possibile l’ascolto, che rimane la condizione prima di ogni comunicazione". Lo ha detto il Papa ricevendo in udienza il personale del quotidiano "Avvenire" nella giornata dedicata a San Giuseppe Lavoratore.
Il Papa ha voluto poi osservare che "al lavoro è strettamente legata la dignità della persona: non al denaro, né alla visibilità o al potere, ma al lavoro. Un lavoro che dia modo a ciascuno, qualunque sia il suo ruolo, di generare quella imprenditorialità intesa come actus personae, dove la persona e la sua famiglia restano più importanti dell’efficienza fine a sé stessa".
Nel suo discorso il Papa ha ricordato inoltre i mutamenti che sta vivendo il settore delle comunicazioni e pertanto è necessario esser consapevoli "che l’attaccamento al passato potrebbe rivelarsi una tentazione perniciosa. Autentici servitori della tradizione sono coloro che, nel farne memoria, sanno discernere i segni dei tempi e aprire nuovi tratti di cammino".
Nel mondo della comunicazione "la Chiesa sente di non poter far mancare la propria voce, per essere fedele alla missione che la chiama ad annunciare a tutti il Vangelo della misericordia. I media ci offrono potenzialità enormi per contribuire, con il nostro servizio pastorale, alla cultura dell’incontro".
Francesco ha messo in guardia dalla "cultura della fretta e della superficialità: più che l’esperienza, conta ciò che è immediato, a portata di mano e può essere subito consumato; più che il confronto e l’approfondimento, si rischia di esporsi alla pastorale dell’applauso, a un livellamento del pensiero, a un disorientamento diffuso di opinioni che non si incontrano". San Giuseppe invece "ci richiama all’urgenza di ritrovare un senso di sana lentezza, di calma e pazienza. Con il suo silenzio ci ricorda che tutto ha inizio dall’ascolto. Per noi il silenzio implica due cose. Da una parte, non smarrire le radici culturali, non lasciare che si deteriorino. Dall’altra parte, una Chiesa che vive della contemplazione del volto di Cristo non fatica a riconoscerlo nel volto dell’uomo. E da questo volto sa lasciarsi interpellare, superando miopie, deformazioni e discriminazioni".