Carpi , martedì, 24. aprile, 2018 17:30 (ACI Stampa).
“Ho lavorato in stretta collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù. Le iniziative che riguardano il piccolo Alfie sono state prese di comune accordo, sempre nel rispetto del dialogo reciproco, per cercare insieme le soluzioni migliori per Alfie”. Così monsignor Francesco Cavina, Vescovo di Carpi, ha commentato gli ultimi risvolti della vicenda di Alfie Evans, il bambino di 23 mesi di Liverpool, ricoverato presso l’Alder Hey Children’s Hospital della città inglese, affetto da una patologia neurodegenerativa grave, ma mai diagnosticata esattamente.
“Alfie è un piccolo guerriero che vuole vivere” lo ha definito monsignor Cavina. Il bambino è stato staccato dalle macchine ieri sera alle 22.30 e dopo 15 ore, come annunciato dal padre Thomas e confermato da fonti interne, è ancora vivo e respira autonomamente.
“Ora si sta operando su tutti i fronti - prosegue il Vescovo Cavina -. La cosa assolutamente incomprensibile è la non volontà di offrire una possibilità diversa ad Alfie. Una decisione che va contro ogni logica umana, di razionalità e di buon senso”.
Quella possibilità concreta che pare data dalla disponibilità dell’Ospedale Bambino Gesù, la cui presidente, Mariella Enoc, si è recata a Liverpool, “per esprimere da un punto di vista ‘quasi fisico’ - prosegue monsignor Cavina - la volontà della Santa Sede e del Pontefice che i genitori di Alfie possano avere la libertà di portare il loro bambino dove ritengono sia necessario per le sue cure”. “La questione ora è in mano agli avvocati: spetterà a loro cercare di vincere le resistenze burocratiche e giuridiche. Da parte sua, l’Ospedale Bambino Gesù si è dimostrato pronto a fare fronte a qualsiasi richiesta e per l’immediato trasferimento del piccolo”.
Infine, il Vescovo di Carpi sottolinea il ruolo fondamentale della preghiera: “A fronte di ciò che è umanamente impossibile – mi riferisco alla diagnosi infausta dei medici - noi come credenti abbiamo un’ulteriore arma: la forza della preghiera”. Infatti, “l’appello volto a creare una rete di preghiera ha avuto una risonanza oltre ogni aspettativa. Alfie, anche dopo che i medici hanno staccato il respiratore, ha continuato a vivere: ora, sempre supponendo che la diagnosi fatta dall’Ospedale di Liverpool fosse corretta, siamo di fronte ad un miracolo frutto dell’intercessione della preghiera cui tantissimi si sono rivolti, in modo privato o insieme nelle parrocchie e nelle diverse realtà ecclesiali”.