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Dialogo islamico-cristiano, la Chiesa in Germania invita alla convivenza “responsabile”

Il vescovo di Limburg, Georg Bätzing con i rappresentanti della comunità islamica in Germania |  | Confeernza episcopale tedesca Il vescovo di Limburg, Georg Bätzing con i rappresentanti della comunità islamica in Germania | | Confeernza episcopale tedesca

“Immagino una Germania dove diverse tradizioni animino luminose istituzioni, come case per gli esercizi spirituali, cattedre di teologia spirituale, corsi per assistenti spirituali. Immagino una società in cui i diversi stili di vita spirituale – ebraico, musulmano o cristiano – si fronteggino e si donino reciprocamente. Ne abbiamo bisogno se prendiamo sul serio la nostra responsabilità: Dio ci chiama, cristiani e musulmani, nella responsabilità”.

La giornata del dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani, voluta dalla Conferenza episcopale tedesca e celebrata venerdì 13 aprile nel Duomo di Francoforte, si è conclusa con un appello alla “convivenza responsabile” del padre gesuita Felix Körner, professore presso la Pontificia università gregoriana di Roma, lanciato alla presenza di oltre cento ospiti, tra cui i più alti rappresentanti della comunità islamica in Germania: Karima Stauch, presidente della Lega musulmana di Bonn e il presidente del Consiglio islamico, Burhan Kesici.

Un appello tutto argomentato teologicamente, ma con evidenti ricadute sociali, in un paese che, secondo una ricerca commissionata dall’Ufficio federale per immigrazione e rifugiati, ospitava ufficialmente, al dicembre 2015, tra i 4,4, e i 4,7 milioni di musulmani: circa il 5,4-5,7% della popolazione tedesca dunque (secondo dati della Fondazione Ismu, aggiornati con dati Istat e del Ministero degli Interno, i musulmani in Italia sarebbero appena 2,5 milioni, il 4% della popolazione).

L’occasione liturgica della giornata di dialogo interreligioso tra islam e cristianesimo - come ha spiegato il vescovo di Limburg, Georg Bätzing, presidente della Sottocomissione per il dialogo con l’Islam della Conferenza episcopale tedesca – risiede nella festa dell’”Annunciazione del Signore”, in calendario il 25 marzo, nove mesi esatti prima del Natale (festa spostata quest’anno al 9 aprile perché coincidente con la domenica della Palme). “Pur con tutte le differenze tra fede cristiana e fede islamica – ha detto il vescovo Bätzing nel suo intervento di saluto - la festa dell’Annunciazione del Signore offre punti di appoggio per le similarità tra le nostre religioni: anche i musulmani venerano Maria e suo figlio Gesù; anche l’Islam riconosce nell’angelo Gabriele il messaggero di Dio”.

Secondo il professor Körner – che ha tenuto una relazione dal titolo “Saggezza tramandata per il dialogo interreligioso. Che cos’è il discernimento spirituale?” - Islam e Cristianesimo condividono anche l’idea della responsabilità individuale davanti a Dio. Alla fine dei suoi giorni Allah chiederà all’uomo se ha usato bene il fu’ād (mente e cuore). Il Dio dei cristiani chiederà conto dei talenti investiti e guadagnati. Come sottolinea il professor Körner, Papa Francesco, nell’Enciclica “Laudato sì”, invita a non aver timore di questa responsabilità davanti al creato e ai poveri. “Ci chiama piuttosto al dialogo comune, su come dare forma insieme al futuro del nostro pianeta. Non dunque ad aver paura della resa dei conti finale, ma a prenderci cura del mondo con un atteggiamento di disponibilità ad apprendere, a dialogare, a correre rischi e ad accogliere correzioni: questa è la responsabilità nella quale Dio ci chiama”. La responsabilità vale tuttavia non solo nei confronti del pianeta, ma anche del prossimo. “Cristiani e musulmani devono vedersi chiamati alla responsabilità davanti alle sfide della società in Germania e in Europa e rispetto alle loro stesse diversità”.

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Responsabilità significa però ascolto e discernimento della volontà di Dio: senza questi ingredienti essenziali la vita della Chiesa appassisce. “Costruiamo le nostre religioni – ha ammonito il professor Körner – come se fossero enti pubblici. Abbiamo pulpiti per le prediche e reti per l’impegno sociale, abbiamo istituzioni per ricerca e dottrina teologiche, formiamo personale per la cura delle anime. Insegniamo religione nelle scuole, costruiamo impressionanti edifici di culto e celebriamo messe festose. Sono segni che ci assumiamo la responsabilità. Queste attività sono però davvero ispirate al costante ascolto di Dio? Dove sono i nostri spazi di silenzio? Non abbiamo forse trascurato i luoghi della nostra esperienza religiosa più sincera, centri spirituali, conventi, case per gli esercizi spirituali, e deriso le scuole di preghiera? Se questa saggezza andasse perduta tutta la nostra organizzazione religiosa sarebbe solo bluff e confusione. Le vie della saggezza della nostra tradizione per fortuna ci sono ancora. Convivono con ciarlatanerie e show spirituali, ma ci sono”. Anche il dialogo tra cristiani e musulmani porta con sé un’enorme responsabilità, “che implica fedeltà a Dio e costruzione del futuro, spesso non senza tensioni”.

Ma l’Islam, ha concluso il professor Körner, resta fondamentalmente una opportunità: “Sono felice che con i musulmani sia arrivato anche l’Islam con le sue diverse tradizioni spirituali. C’è ancora molto da scoprire della spiritualità estranea di tanti appassionanti autori. Nelle nostre tradizioni mistiche, ascetiche, filosofiche, poetiche e devozionali è contenuta una saggezza tramandata che può incidere in Germania sulla nostra convivenza e portare nuove idee nella trasmissione dei valori e nelle nostre forme di vita”.