Molfetta , venerdì, 20. aprile, 2018 18:00 (ACI Stampa).
Papa Francesco ha salutato Molfetta ed è tornato in Vaticano, lasciando in questa cittadina pugliese gioia e speranza. Ne è convinto Monsignor Domenico Cornacchia - vescovo di Molfetta e successore di Don Tonino Bello come pastore di questa diocesi - che in questa intervista ad ACI Stampa racconta le sue emozioni e le sue speranze al termine della visita del Papa.
Penso, senza fare torto alle altre zone d’Italia, che la nostra sia una terra felicissima, una terra molto sensibile, attaccata al cielo e al contesto socio-economico-culturale in cui vive. Vale a dire che difficilmente il ricordo di questa bella giornata cadrà nel vuoto. Sono certo che la risonanza rimarrà a lungo nei nostri cuori e mi auguro che sia come un risucchio di un getto che possa guidarci verso scelte concrete, anche ardite, non facili che ci portino verso una terra di giustizia, di solidarietà, di condivisione, di aiuto verso i disoccupati, gli immigrati.
Questa è la terra di Don Tonino Bello, a 25 anni di distanza il Papa ci parla di quella cultura dello scarto che Don Tonino combatteva. Quanto siamo rimasti fermi in questo quarto di secolo?
Forse lei ha ragione, non è cambiato molto però noi sappiamo che anche lo stesso messaggio evangelico è stato consegnato a noi 20 secoli fa e sappiamo quanta strada deve ancora fare. Il Vangelo trova un terreno arido e difficile che va ancora dissodato e preparato e ciò che è stato seminato deve essere coltivato. Pertanto i tempi biblici sono lunghi e l’importante è cominciare. Il Signore non guarda al quantum. Il Signore ha premiato Pietro riempiendogli le reti perché si è fidato di Lui.
Lei si aspettava questa sorpresa, questa visita da parte del Papa?