E i suoi studi si sono concentrati in particolare sulla “cultura della libertà” e il modo in cui si sviluppa, in particolare in Germania, con un riferimento ai valori della Legge Fondamentale da una parte e alla globalizzazione dall'altra.
Sui rapporti tra Stato e Chiesa, Di Fabio ha scritto che “non può esserci uno Stato che si definisce uno stato cristiano in senso religioso”, poiché la Legge Fondamentale garantisce la neutralità dello Stato nei confronti delle religioni. Ma – ha aggiunto – la neutralità va intesa come neutralità benevola: le comunità religiose non devono avere favori o svantaggi, ma viene loro attribuito un valore particolare, che da alle Chiese la possibilità di influenzare in qualche modo il dibattito.
Nel 2016, ha curato il rapporto legale Migration Crisis sulla crisi migratoria. Critico verso l’immigrazione illimitata, ha attaccato l’atteggiamento di chi sottolinea che l’immigrazione incontrollata sia un prezzo della globalizzazione.
C’è, insomma, molto da discutere per gli allievi di Benedetto XVI. Per la prima volta, al relatore principale si aggiungeranno alcuni membri del Nuovo Schuelerkreis, il gruppo di giovani che non è stato direttamente allievo di Ratzinger, ma che ne studia le opere e che è entrato con tutto il diritto a far parte della famiglia ratzingeriana.
Recentemente, il Nuovo Schuelerkreis si è sviluppato, dandosi uno Statuto giuridico. Di questa famiglia teologica fanno parte 31 giovani teologi, non solo cattolici, ma anche ortodossi, sviluppando così quello che è un vero e proprio laboratorio ecumenico.
E fioriscono dai giovani le prime pubblicazioni: in Austria, e Heiligenkreuz, è stato edito il libro “Hommage an Papst Benedikt. Aufsätze und essays”, scritto da Maximiian Heim e Wolfgang Buchmüller, mentre nei prossimi giorni dovrebbe uscire un libro su Europa e cristianesimo edito dalla casa editrice Pustet.
Con il tema scelto quest’anno, continua il percorso di continuità avviato dal Ratzinger Schuelerkreis con la supervisione di Benedetto XVI. Il Papa emerito ha sempre scelto i temi, seppure – da quando si è ritirato – ha partecipato sempre meno, fino a ricevere lo scorso anno solo un piccolo gruppo al termine dell’incontro.
Dalla rinuncia di Benedetto, i suoi allievi hanno parlato di eclisse di Dio, Europa, persecuzione dei cristiani e ora rapporti tra Stato e Chiesa. In pratica, la necessità di evangelizzare, in una Europa sempre più secolarizzata che vive una persecuzione dei cristiani (che si aggiunge a quella del martirio palese) che si gioca anche sui rapporti tra Stato e Chiesa.
Gli ex allievi di Benedetto XVI si riuniscono dal 1977, quando il professor Ratzinger fu nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga. Gli incontri sono continuati anche quando il Cardinale Ratzinger fu nominato nel 1981 prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e poi Papa.
Tra i partecipanti, un solo italiano, padre Cornelio Zotto, che scrisse sotto la supervisione di Ratzinger una tesi sulla teologia dell’immagine di San Bonaventura. Monsignor Helmut Moll, che l'anno scorso fu chiamato anche come relatore. E poi, il vescovo Barthelemy Adoukonou, segretario emerito del Pontificio Consiglio della Cultura; il vescovo Hans-Jochen Jaschke, emerito di Amburgo; il redentorista Real Trembaly, il moralista Vincent Twomey, e persino una coreana, Jung-Hi Victoria Kim, che fu autrice a Regensburg di una audace tesi sul confronto tra la “caritas” di Tommaso d’Aquino e lo yen del confucianesimo.
Non mancheranno in futuro frutti ancora più originali. Si moltiplicano le tesi di laurea su Benedetto XVI, e la Fondazione Ratzinger ha preso a radunare un gruppo di dottorandi che studiano il pensiero di Benedetto XVI e che si erano ritrovati nella Biblioteca Ratzinger, nel Campo Santo Teutonico, in Vaticano.
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