Monaco , giovedì, 12. aprile, 2018 14:00 (ACI Stampa).
La Conferenza episcopale tedesca si spacca sull’intercomunione. Nel corso dell’assemblea della Conferenza episcopale, tenutasi dal 19 al 21 febbraio nella città di Ingolstadt, la Commissione ecumenica aveva sottoposto all’attenzione, e al voto, di 60 vescovi tedeschi un sussidio pastorale intitolato “Seguire Cristo – L’unità in cammino. Matrimoni interconfessionali e partecipazione comune all’Eucaristia”.
Il documento, sebbene non ancora redatto nella sua forma definitiva, era stato approvato da una maggioranza di due terzi, con la prospettiva di apportare modifiche, seppur non sostanziali, al testo. Già il giorno del voto, lo scorso 20 febbraio, tredici presuli (tra i quali sette vescovi diocesani) avevano votato contro il documento, trovandolo inadatto alla votazione di una conferenza episcopale nazionale.
Lo scorso marzo i vescovi dissidenti, compattamente schierati contro la possibilità che coniugi non cattolici possano ricevere l’Eucaristia, hanno scritto una lettera di «richiesta di aiuto» a Roma nella speranza di ricevere chiarimenti ai loro dubbi. La lettera - tre pagine di obiezioni al documento pastorale della Commissione ecumenica - porta la firma dell’arcivescovo di Colonia, cardinale Rainer Maria Woelki; dell’arcivescovo di Bamberg, Ludwick Schick; del vescovo di Eichstätt, Gregor Maria Hanke; del vescovo di Augusta, Konrad Zdarsa; del vescovo di Görlitz, Wolfang Ipolt; del vescovo di Ratisbona, Rudolf Voderholzer e del vescovo di Passau, Stefan Oster. Destinatari diretti della lettera sono il prefetto della Congregazione della fede, arcivescovo Luis Ladaria Ferrer SJ e il presidente del Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, cardinale Kurt Koch. Una copia del testo è stata spedita, per conoscenza, al vescovo Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, segretario del Pontificio consiglio per i testi legislativi, e al nunzio apostolico in Germania, l’arcivescovo Nikola Eterovic.
Nel documento licenziato, ma non ancora pubblicato, dalla Conferenza dei vescovi tedeschi si dichiarava che «chiunque si trovi in un matrimonio interconfessionale e sia giunto in coscienza ad accettare la fede della Chiesa cattolica, dopo un maturo esame attraverso un colloquio spirituale con il parroco, possa accedere alla mensa del Signore per ricevere la Comunione e porre così fine ad una gravosa situazione spirituale di bisogno e saziare la nostalgia dell’Eucaristia». Il documento della Commissione ecumenica applicherebbe insomma anche ai matrimoni interconfessionali l’articolo 844.4 del Codice di diritto canonico che, in caso di forte necessità (morte imminente e altri casi eccezionali), estende anche ai non cattolici la possibilità di ricevere la Comunione.
I sette presuli dissidenti declinano i loro dubbi in quattro punti. «È questa una semplice questione pastorale oppure i criteri qui fissati coinvolgono piuttosto la fede e l’unità della Chiesa?». La seconda domanda-obiezione imputa al documento pastorale di relativizzare la fede della Chiesa. «Dal momento che nella Chiesa cattolica è realizzata la Chiesa di Gesù Cristo, un evangelico che condivida la fede cattolica, non dovrebbe in prospettiva anche diventare cattolico?». La terza obiezione riguarda «lo stato di necessità spirituale». Per il sussidio pastorale non sarebbe tanto la «nostalgia della grazia eucaristica» il criterio primario dell’intercomunione, bensì il bisogno da parte di coppie interconfessionali di ricevere insieme l’Eucaristia. Ma questo bisogno, secondo l’opinione dei vescovi dissidenti, altro non è che il bisogno più generale di ecumenismo, cosa che lo rende inadatto a fungere da criterio d’eccezione.