Roma , giovedì, 25. giugno, 2015 10:15 (ACI Stampa).
Il nome è suggestivo: il cubicolo di Orfeo. Il luogo è ricco di significato e di spiritualità: le catacombe di San Callisto sulla via Appia a Roma. É uno dei complessi funerari più grandi della città con circa 500 mila sepolture. Un cimitero ecclesiastico dove poveri e ricchi erano uniti nel “riposo eterno”. Cubicoli e cappelle si alternano a lunghi corridoi. Uno di questo è delicatamente decorato con una immagine di Orfeo, immagine pagana che per i Padri della Chiesa era diventato simbolo di Cristo. Dopo un lungo lavoro di restauro oggi quelle pitture tornano a splendere.
Negli ultimi anni i responsabili e i tecnici della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra hanno concentrato la loro attenzione sulle Catacombe di San Callisto che sono l'area funeraria cristiana più antica del suburbio romano, iniziata da Papa Zefirino (199-217), che incaricò il suo diacono e futuro papa Callisto (217-222) di sovrintendere al primo cimitero ufficiale della Chiesa di Roma.
Un sepolcreto che fu riscoperto da Giovanni Battista de Rossi a metà ‘800, lo scavò sistematicamente e ritrovò la Cripta dei Papi, dove riposano alcuni pontefici del III secolo, la cripta di S. Cecilia e cinque cubicoli dipinti con i primi affreschi cristiani sinora noti risalenti agli anni '30 del III secolo.
Proprio dinanzi alla Cripta dei Papi si situa un piccolo cubicolo dipinto, che era in pessimo stato di conservazione. Nel restauro si è deciso di asportare un antico restringimento in muratura , ed è emersa una grande parte affrescato in una grande progetto iconografico che spiega la centralità di Orfeo dipinto sulla volta centrale. La figura di Orfeo citaredo è attorniata da immagini cosmiche come pavoni, uccelli in volo, mostri marini, fiori che rappresentano il mondo e tutti gli elementi che lo compongono. L'affresco, databile tra il 230 e il 240 d.C., ricorda l'Eden, il paradiso, in cui Orfeo, che si giustappone alla figura di Cristo-Logos, ammalia con il suo canto e la sua musica melodiosa anche i cuori più restii.
Oltre al restauro c’è stato un vero e proprio scavo cha portato alla luce molte tombe, dove erano deposti i defunti che volevano riposare vicino ai martiri e ai pontefici dei primi secoli. Durante lo scavo sono venute alla luce ben 300 monete, che documentano una frequentazione sino al Medioevo, quando i pellegrini di tutto il mondo giungevano alle tombe sante, lasciando sulle pareti di tufo, con rozzi graffiti, i loro nomi e i motivi della loro devozione. Nell'interro sono stati rinvenuti molti frammenti di lampade di vetro, che rischiaravano gli ambienti, e di marmi colorati, che rivestivano le cripte dell'area.