Città del Vaticano , giovedì, 12. aprile, 2018 9:00 (ACI Stampa).
Una amicizia di lunga data, quella del Catholicos di tutti gli armeni Karekin II e Papa
Francesco, certificata dal lungo abbraccio che c’è stato quando si sono incontrati lo scorso 5 aprile, prima dell’inaugurazione di una statua di San Gregorio di Narek nei Giardini Vaticani. Di questa amicizia, ma anche delle radici cristiane armene e del genocidio, Karekin II ha parlato in una intervista esclusiva con ACI Stampa, per una sorta di bilancio e sguardo sul futuro della “Giornata armena” di Papa Francesco.
Cosa stava a significare il lungo abbraccio tra lei e Papa Francesco quando il Papa le è venuto incontro nella Sala del Tronetto, prima dell’incontro privato nella Biblioteca?
Conosciamo bene Papa Francesco da tempo. Quando era Cardinale arcivescovo di Buenos Aires, abbiamo avuto due volte l’occasione di incontrarlo. Per questo, abbiamo fraterne e calorose relazione dai tempi in cui lui era arcivescovo in Argentina, e, dopo la sua elezione, abbiamo avuto diverse opportunità di venire in Vaticano a visitarlo.
Quale è stata la visita più importante?
È stato molto importante quando Papa Francesco ha partecipato alla liturgia in memoria del genocidio armeno nella Basilica Vaticana, il 12 aprile 2015. In quell’occasione, Papa Francesco ha proclamato San Gregorio di Narek “dottore della Chiesa” oppure Dottore della Chiesa Cattolica. Da quel momento in poi, il fatto che San Gregorio di Narek fosse dottore della Chiesa cattolica è rimasto dentro di noi, lo abbiamo coltivato. Il presidente Sargsyan ha donato al Papa una piccola statua di San Gregorio quando il Papa ha visitato l'Armenia. Ora la sua copia più grande ha finalmente trovato riposo in Vaticano: è stata una gioia pregare davanti la sua statua tutti insieme con il Papa.
Al termine dell’incontro con Papa Francesco a Etchmiadzin avete pubblicato una dichiarazione comune. Un passaggio di questa dichiarazione sottolineava: “Sono più le cose che uniscono di quelle che dividono”. Oggi, a che punto è il dialogo ecumenico?
Il dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Apostolica è andato avanti per diverso tempo, e oggi continua. È questo il motivo per cui le cose che uniscono sono più di quelle che dividono. C’è un messaggio che è alla base della creazione delle nostre relazioni ecumeniche, e le sue linee guida sono la nostra ispirazione. Si chiede unità nelle cose primarie, libertà nelle cose secondarie e amore in tutte le cose. Sono concetti che devono guidare le cose della nostra Chiesa e oggi stanno costantemente guidando i nostri passi.
In che modo si definisce la relazione?
C’è una cooperazione pratica tra le nostre due Chiese. Per esempio, i nostri giovani studiano in istituzioni e università della Chiesa Cattolica, e abbiamo molti amici della Chiesa cattolica con i quali facciamo insieme un servizio.