Roma , mercoledì, 11. aprile, 2018 9:00 (ACI Stampa).
Codrogianos, un piccolo paese della provincia di Sassari nella fine del millesettecento fu riempito di meraviglia. Il 23 aprile del 1788 in questa piccola località della Sardegna nacque Elisabetta Sanna (1788-1857).
Questa bambina, figlia di modesti agricoltori, a tre anni, a causa del vaiolo, perse la mobilità delle braccia. Una malattia, molto brutta per le conseguenze che tale menomazione poteva produrre nell'animo di una persona che si vede differente dai suoi compagni. Ma questo nella piccola Elisabetta, moltiplicò il bene con il quale trattava i fratellini ed i suoi piccoli amici.
Anzi era una bambina molto serena, felice e cosa particolare molto sicura di se, anche quando riuniva i suoi piccoli amici per pregare. Ma quando Dio chiama, mette nel cuore di coloro che rispondono con generosità una parola che supera ogni migliore aspettativa.
A 19 anni per assecondare il volere di sua madre e del proprio confessore, pur desiderando la vita religiosa, si sposò e da questa unione nacquero cinque figli. Il marito era un uomo ottimo, ma di più molto religioso. La coppia ed in particolare Elisabetta si prodigava, con particolare premura, per compiere tutti i doveri di madre e di perfetta donna di casa. Era bravissima nel compiere le normali faccende domestiche. Dopo diciotto anni di questa vita fatta di lavoro, fede ed incombenze domestiche il marito morì. Per Elisabetta Sanna fu una prova dolorosa ma seppe farvi fronte con la sua luminosa fede.
In questo periodo fece il suo voto perpetuo di castità e compose una preghiera nella quale sottolineava il suo amore a Dio a cui era unita dalla sua forte preghiera ed adesione alla volontà di Dio. In questo periodo per accompagnare il parroco del suo paese in Terra Santa, giunse a Roma. Qui le cose andarono diversamente, in quanto non potè tornare al suo paese per problemi di salute. Cosa fare? Dove andare? Lei che non parlava che il suo dialetto sardo. Ma quello che per l'uomo è un limite, per Dio è un ostacolo da superare. Così, più per grazia che per fortuna, sulla scalinata della Chiesa di Sant'Agostino, incontrò un giovane sacerdote romano: Vincenzo Pallotti. Inutile continuare la nostra storia: un santo non può che guidare a più santità se la stoffa è buona e quella di cui era intessuta Elisabetta, non era solo buona ma ottima. Il santo le indicò la via, già seguita da lei, ma in questa le fu appoggio e guida. Con la sua opera si unì all'Apostolato Cattolico, fondato dal santo romano, per portare il Cristo nel tessuto della società civile.