Città del Vaticano , giovedì, 18. giugno, 2015 11:32 (ACI Stampa).
“Chi si crede forte, chi si crede capace di cavarsela da solo almeno è ingenuo e alla fine rimane un uomo sconfitto da tante, tante debolezze che porta in sé”. Papa Francesco a Santa Marta questa mattina parla dell’essere “deboli”, come effetto che “tutti noi portiamo dopo la ferita del peccato originale”.
Bergoglio parla della “debolezza che ci porta a chiedere aiuto al Signore poiché ‘nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto’”. “Non possiamo fare – dice il Papa - un passo nella vita cristiana senza l’aiuto del Signore, perché siamo deboli. E quello che è in piedi abbia cura di non cadere perché è debole”.
Spesso, la confessione del Papa, nonostante “tutti noi abbiamo fede”, “tutti noi vogliamo andare avanti nella vita cristiana ma se noi non siamo consci della nostra debolezza finiremo sconfitti tutti”. Per questo è bella quella preghiera che dice: “Signore io so che nella mia debolezza nulla posso senza il tuo aiuto”.
Antidoto fondamentale, insomma, è il rivolgersi a Dio: “Incominciamo la preghiera con la forza dello Spirito che prega in noi – esorta il Papa - pregare così, semplicemente. Col cuore aperto nella presenza di Dio che è Padre e sa, sa di quali cose noi abbiamo bisogno prima di dirle”.
“Noi sappiamo – dice ancora il Papa - che Lui è buono e sa tutto su di noi e sa le cose di cui noi abbiamo bisogno, incominciamo a dire quella parola: ‘Padre’, che è una parola umana, certamente, che ci dà vita ma nella preghiera soltanto possiamo dirla con la forza dello Spirito Santo”.