Assisi , martedì, 27. marzo, 2018 12:00 (ACI Stampa).
Nel messaggio in occasione del tradizionale appuntamento di preghiera per la pace che cade il 27 di ogni mese in ricordo dell'incontro del 1986, appello del Vescovo di Assisi Monsignor Domenico Sorrentino alla riflessione e al dialogo in unità con le altre fedi nella costruzione della pace.
Questo appuntamento mensile – ricorda il prelato – cade nella Settimana Santa che “ci fa rivivere la morte di Cristo e la sua risurrezione. Torna alla memoria l’immagine di un innocente fatto segno di persecuzione e di vessazioni fino alla morte di croce”.
“Se storicamente – spiega Monsignor Sorrentino - vi furono implicati esponenti del suo popolo e il potere romano che occupava quella terra, non possiamo farne addebito al popolo ebraico in quanto tale, come ci ha ricordato il Concilio Ecumenico Vaticano II. Gli ebrei ci restano cari come il popolo della prima alleanza, che per noi cristiani trova in Cristo il suo compimento. In realtà tutti fummo implicati in quella morte a causa del nostro peccato. Essa fu l’espressione dell’amore con cui il Figlio stesso di Dio si volle calare nella nostra morte per assicurarci pienezza di vita”.
“La morte di Gesù - prosegue il Vescovo di Assisi - si pone dentro un panorama di violenza che, in tutti i tempi, fino ai nostri giorni, vede uomini perseguitati ed uccisi a causa della fede, e spesso ad opera di altri uomini che si vantano di una religiosità arrogante, che non merita nemmeno il nome di religiosità, perché non ha nulla a che fare con il volto buono e misericordioso di Dio. Purtroppo anche nella storia cristiana non sono mancati episodi di questa violenza ammantata di religiosità. Ce ne dobbiamo sinceramente rammaricare. Ma tanta, fin dai primi secoli, è stata la violenza subita dai discepoli di Cristo e ancora oggi molti di essi sono fatti segno di persecuzione. Avviene così anche in altre comunità religiose. È un fenomeno triste che va denunciato sempre e dappertutto”.