Città del Vaticano , martedì, 27. marzo, 2018 9:00 (ACI Stampa).
Le omelie e i discorsi di Paolo VI erano scritti a mano con la sua grafia minuta, frutto di uno studio incessante che non si fermava mai. E che Paolo VI leggesse veramente i libri che si faceva procurare è stato provato in maniera inoppugnabile dal Cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato emerito. Che si procurò il manoscritto per vedere se davvero il Papa aveva letto i libri su una catechesi che aveva chiesto a un confratello salesiano di procurargli. C’erano.
Questo, e molti altri aneddoti su Paolo VI sono contenuti nel volume “I miei Papi” del Cardinale Tarcisio Bertone (Elledici). Per lui, Paolo VI è il Papa della maturità, quando comincia ad essere un teologo conosciuto, che fa a volte da consulente di monsignor Macchi, segretario del Papa, per “situazioni di minore importanza”, ma che riesce anche ad intrufolarsi nel Palazzo Apostolico al ritorno del Papa da Gerusalemme, e lo vede da dietro una tenda recarsi ad affacciarsi in piazza, secondo quello stile collegiale che in pochi riconoscono a Papa Montini, e che pure fu così presente negli anni di Pontificato.
Era un Papa che amava i salesiani, ricorda il Cardinale Bertone. Ma soprattutto, era un Papa che “amava”. E, sebbene il Cardinale ne tratteggi il profilo come quello del “Papa della pace”, colpito dalle attività, dai viaggi, e in particolare dall’enciclica Populorum Progressio, è proprio l’amore che caratterizza sia il Pontificato di Montini, sia gli anni da Cardinale arcivescovo di Milano.
È in quell’occasione che Bertone ha modo di conoscere un arcivescovo di Milano pronto ad annunciare la parola di Dio in ogni dove, a parlare di amore con i giovani, e a creare quell’entusiasmo evangelizzatore che era uno dei più grandi frutti del Concilio Vaticano II che si celebrava in quegli anni, e che Paolo VI portò a termine.
E, con l’entusiasmo del giovane teologo, il Cardinale Bertone ne racconta i grandi gesti, come il dono della tiara pontificia ai poveri, o “il suo inginocchiarsi nella cappella Sistina dinanzi al Metropolita Ortodosso Melitone, il suo offrirsi al posto degli ostaggi, la preghiera ai funerali di Aldo Moro, fecero molta impressione”.