Quando sarà terminata la costruzione della cattedrale?
La costruzione inizierà ad aprile, e l’intero progetto – cattedrale ed edificio annesso – dovrebbe essere finito nel gennaio del 2021. Ma per ora ci sono i soldi solo per la costruzione della Cattedrale.
Nostra Signora di Arabia avrà un rito particolare?
C’è una Messa, già approvata dalla Santa Sede, dedicata a Nostra Signora di Arabia. Abbiamo anche definito la festa, che si celebra la seconda domenica del Tempo Ordinario, la prima domenica dopo la festa del Battesimo di Gesù. Per questa festa, la Santa Sede ha fatto una eccezione per il mio vicariato, perché nessuna festa non dedicata al Signore può avere luogo di domenica, dedicata – appunto – solo a Dio. Il mio Vicariato ha però ottenuto di celebrare la Madonna in una domenica.
Il suo vicariato comprende Paesi molto diversi, come Qatar, Bahrein, Arabia Saudita e Kuwait. Quale è la situazione in questi quattro Paesi?
Riscontro ottima tolleranza e apertura. Risiedo in Bahrein, che non solo ha concesso il terreno per costruire la cattedrale, ma anche il passaporto della nazione, che mi permette di viaggiare senza visto nei Paesi Arabi. Nel Senato del Re, c’è una donna cattolica come membro, mentre il re Hamad ha deciso di creare un Centro per la Convivenza Pacifica, con responsabile uno dei suoi figli, e mi è ha nominato tra i dieci membri della Direzione del Centro. L’Arabia Saudita è in una situazione particolare e in via di cambiamento.
Quanti sono i fedeli cattolici nelle terre del Golfo?
In Bahrein ci sono circa 80 mila cattolici, in Kuwait ce ne sono circa 200 mila, e lo stesso numero c’è in Qatar, dove c’è una ottima apertura e vogliono concedere altri terreni per costruire chiese. La comunità del Kuwait è molto forte, ma è una situazione un po’ più difficile: non vengono concessi terreni per la costruzione di nuove chiese, e abbiamo le stesse strutture che avevamo 60 anni fa, quando i cattolici erano 400.
Come mai questa crescita esponenziale dei cattolici?
Il petrolio ha portato moltissima emigrazione, proveniente soprattutto dal Sud dell’Asia (India e Filippine) che ora si sta fermando perché gli Stati si stanno orientando sempre più verso l’impiego di personale locale. Una trasformazione lenta, perché non c’è così tanto personale locale per poter andare avanti senza gli stranieri. Oggi, i locali sono il 30 per ceno in Kuwait e meno del 20 per cento in Bahrein e Qatar.
Sotto il suo Vicariato rientra anche l’Arabia Saudita, dove non è nemmeno consentito costruire chiese. Recentemente, però, è stato invitato nel Paese il Cardinale Bechara Rai. Sono segni di apertura?
Il cardinale è stato accolto molto gentilmente come sanno fare gli arabi, e ho avuto anche modo di incontrarlo all’ambasciata libanese a Riyadh. Ma, dopo l’invito a lui, non c’è stato un seguito nei rapporti tra l’Arabia Saudita e la Chiesa.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Lei è nei Paesi arabi da quasi 50 anni, ha studiato l’arabo in Siria e Libano, ha prestato servizio pastorale in Egitto e Sudan, ed è arrivato come vescovo della Penisola Arabica nel 2005. Come è cambiato il panorama dei Paesi arabi in tutti questi anni?
Nei Paesi arabi tutto è provvisorio: le aperture, le chiusure, certi giudizi, e certi atteggiamenti. Tutto cambia secondo i tempi.
Ma lei come è finito nei Paesi arabi?
Sono missionario comboniano, e ho chiesto di andare nei Paesi arabi con moltissima insistenza. Ero interessato a conoscere l’Islam, a comprendere la lingua araba. Volevo introdurmi in questo mondo nuovo. Un mondo nuovo e molto complicato. Ma che fosse cosi’ complicato, l’ho scoperto solo dopo.
Come si dialoga con l’Islam nei Paesi arabi?
Con molta discrezione e pazienza. I musulmani non conoscono nemmeno la struttura della Chiesa, ed è importante spiegarlo, far loro capire. Fondamentale è creare un clima di amicizia. Il dialogo si fa senza esigere mete precise e tempi precisi.