Città del Vaticano , giovedì, 18. giugno, 2015 9:11 (ACI Stampa).
Tutti hanno fatto a gara per mostrare una loro influenza nella stesura dell’enciclica “Laudato Si’,” dall’ex teologo della Liberazione e ora eco-teologo Leonardo Boff al controverso teologo brasiliano Frei Betto, fino all’ex governatore del Colorado Bill Ritter. Ma, al di là dei suggerimenti vari arrivati sulla scrivania del Papa, la verità è che l’impianto di fondo non poteva essere dato da questi singoli contributi. Perché l’impianto di fondo è basato sul magistero della Chiesa.
Lo spiega con chiarezza ad ACI Stampa il vescovo Mario Toso, che ora amministra la diocesi di Faenza-Modigliana, ma che per cinque anni è stato segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Ha visto il materiale preparatorio, la primissima bozza dell’enciclica consegnata al Papa dal Cardinal Turkson, presidente del dicastero, ad agosto 2014, alla vigilia del viaggio in Corea del Sud. Conosce la mole di contributi e di richieste per l’enciclica, arrivate anche da ditte private impegnate nella salvaguardia dell’ambiente, che speravano almeno in una pubblicità nell’enciclica.
Spiega Toso: “Non si può mettere in dubbio che vi possono essere stati tanti contributi, tanti suggerimenti, e questi credo siano da considerare nella loro specificità. Ma è importante considerare che questi contributi sono utilizzati in un impianto di fondo che certamente non poteva essere dato da questi singoli contributi.”
Questo impianto, aggiunge il vescovo, “è dato dalla continuità con il precedente magistero e da quelle mani che forse sono meno visibili e meno loquaci e che conoscono davvero la Dottrina Sociale della Chiesa e possono parlare della questione ecologica a partire da un punto di vista teologico, antropologico ed etico.”
Nessun contributo esterno può aver cambiato la sostanza degli interventi della Santa Sede, che si dimostrano costanti negli anni. Già nel 1986, un documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace su “Economia e Sviluppo” affrontava i problemi della crisi economica, chiedeva una riforma finanziaria mondiale, rivendicava maggiore attenzione per le organizzazioni transnazionali, il cui potere andava oltre quello degli Stati.