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Padre Cantalamessa: l'obbedienza è amore verso il prossimo se radicata in Gesù

Le Prediche nella cappella Redemptoris Mater |  | Vatican Media/ Aci Group Le Prediche nella cappella Redemptoris Mater | | Vatican Media/ Aci Group

E siamo all’obbedienza. Ne ha parlato Padre Catalamessa nella predica di Quaresima con il Papa questa mattina.

“Ognuno di noi, ha detto il predicatore secondo quanto riporta l’ Osservatore Romano,  vive in una fitta tela di dipendenze: dalle autorità civili, da quelle ecclesiastiche e, in quest’ultime, dal superiore locale, dal vescovo, dalla congregazione del clero o dei religiosi, dal Papa”. Ma, ha aggiunto, non possiamo mai dimenticare che tutto fa riferimento a una “obbedienza essenziale, dalla quale scaturiscono tutte le obbedienze particolari, compresa quella alle autorità civili”, ovvero l’”obbedienza a Dio”.

E ha sottolineato anche che “compiere il proprio dovere verso la società non è solo un dovere civile, ma anche morale e religioso”. Tutto infatti ricade nel “precetto dell’amore del prossimo”.

Con l’ausilio, dei testi paolini, in particolare della lettera ai Romani, padre Cantalamessa è andato a scavare nella “natura dell’obbedienza cristiana” alla sequela di Cristo che “si è fatto obbediente fino alla morte”.

Per il cappuccino “l’obbedienza prima che virtù è dono, prima che legge è grazia. La differenza tra le due cose è che la legge dice di fare, mentre la grazia dona di fare”.

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E oggi la obbedienza a Dio significa mettersi in ascolto dello Spirito Santo che “guida la Chiesa alla verità tutta intera”. Certo, “l’obbedienza spirituale a Dio non distoglie dall’autorità visibile e istituzionale, ma al contrario, la rinnova, la rafforza, la vivifica”.

E se si crea un conflitto il criterio allora è sempre uno, ovvero “ciò che fece Gesù”, il quale “accettò l’obbedienza esterna e si sottomise agli uomini, ma così facendo non rinnegò, ma compì l’obbedienza al Padre”.  E può anche accadere che “la volontà di Dio e la sua libertà”esigano dall’uomo “che egli obbedisca a Dio piuttosto che agli uomini”. Allora “si deve accettare, come ogni vero profeta di morire a se stesso, e spesso anche fisicamente”.

E riguardo all’autorità Padre Cantalamessa ha concluso che “la vera fonte dell’autorità spirituale risiede più nell’obbedienza che nel titolo o nell’ufficio che uno ricopre” e  ogni battezzato, prima di ogni decisione, è bene che chieda al Signore nella preghiera di guidarlo nella scelta, affinché “tutta la vita, giorno per giorno” possa essere vissuta “all’insegna delle parole: “Ecco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontà””.