Beirut , mercoledì, 17. giugno, 2015 18:06 (ACI Stampa).
La Chiesa in Occidente manifesta una “debolezza culturale” che “la rende spesso ininfluente rispetto alle decisioni politiche”. Soprattutto nel rapporto con i Paesi arabi ed in generale con l’Oriente, “esiste una reale difficoltà a comprendere quanto sta avvenendo in questa regione” e “si commettono errori grossolani di valutazione”. Il cardinale di Milano, Angelo Scola, parla del rapporto tra Oriente e Occidente in Libano, ospite del Patriarca maronita Bechara Rai. Nella sua prima tappa in Medio Oriente, l’Arcivescovo di Milano parla al Sinodo dei vescovi libanesi in corso a Beirut e parla di Aleppo, definendola la “Sarajevo del ventunesimo secolo”.
Bisogna “aprire un corridoio umanitario per alleviare le sofferenze di questa città, prima che finisca anch’essa in mano a Isis”: proposta che potrebbe avere qualche possibilità di successo “anche a livello mediatico, nel quadro d’immobilismo internazionale imbarazzante e miope che purtroppo domina”.
«Martirio», «Vittoria» e «Occidente» le linee del suo intervento. Circa “l’Occidente e i cristiani che vi vivono”, l’Arcivescovo ha rilevato le modalità attraverso le quali fare “quanto è possibile per alleviare la sofferenza” dei fratelli perseguitati. Prima di tutto c’è l’aspetto materiale: “alle Chiese occidentali sta a cuore sostenere con ogni mezzo la presenza cristiana in questa regione”; poi quello spirituale ed il compito di sensibilizzazione delle coscienze.
E’ “fatica sprecata cercare di porre la questione, anche con i governi occidentali, in termini di diritto a difendersi” - l’unico linguaggio utilizzabile “è quello umanitario: raccontare le sofferenze”, individuare casi eclatanti “su cui sollecitare un intervento internazionale”.
Scola ha chiesto di attuare subito la proposta presentata a papa Benedetto al termine del Sinodo per il Medio Oriente il 26 ottobre 2010, istituendo una festa comune annuale dei martiri per le Chiese d’Oriente: “Questa giornata mi sembra ora più che mai urgente”, “non potrebbe che essere una festa comune alle diverse Chiese della regione”.
Lo scopo finale è “celebrare la memoria dei martiri moderni”, testimonianza dell’”ecumenismo del sangue di cui parla così di frequente papa Francesco”, e per “domandare perdono per le divisioni tra le Chiese”, che nel passato “hanno condotto anche a uccisioni tra i fedeli cristiani”. Un’occasione che “potrebbe preparare la strada per la riconciliazione e assumere un valore esemplare per tutta la Chiesa universale”.
La situazione ormai è drammatica e “oggi in Medio Oriente, e non soltanto, attraverso la sopraffazione e l’annientamento dell’avversario” si giungerà “solo a morte e distruzione”. I cristiani, “e prima di tutti i cristiani orientali, devono continuare a dire un chiaro “no!”. Non è questa la strada che Dio vuole per il Medio Oriente”.