Il titolo stesso, come già accennato, indica il filo conduttore dell'analisi condotta dall'autore. Lo sottolinea anche Michele Brambilla, direttore della Gazzetta di Parma, nella sua preziosa prefazione: "Quando ha dovuto indicare ai preti un modello di prete, papa Francesco non ha avuto dubbi e ha fatto il nome di don Camillo, il più famoso dei personaggi partorito dal genio ribelle di Guareschi".
Percorrendo le strade della Bassa emiliana, e dunque le strade di Guareschi, che poi sono quelle di don Camillo, come fa Baldini, si riesce a ricostruire una vita straordinaria, ricca di umanità in cui però il sacro, o meglio il rapporto continuo con il Mistero, occupa un posto centrale. La guida, alla scoperta di questo "mondo piccolo", sono i racconti di Guareschi in cui vivono e rivivono le gesta del curato incapace di diplomazia, ma dotato di una fede inossidabile e per nulla incline a seguire le mode del momento, o quello che noi chiameremmo il pensiero unico dominante, e relativizzante, in contrapposizione al suo amico nemico di sempre, il comunista Peppone.
In questo microcosmo fatto di vie paesane, argini, canali, fattorie, gente umile, animali, e chiese, tante chiese, si rispecchia appunto la fede intatta e cresciuta nei secoli, robusta come i tronchi degli alberi e come il legno intagliato di cui sono fatti i crocifissi sugli altari. Lo è il Cristo con cui parla don Camillo, che è poi la voce della coscienza del curato, spiega Baldini, ma anche la voce della sua fede. La fede di Guareschi, che in alcuni casi diventa chiaroveggente. Come quando, nel racconto dal titolo " E' di moda il ruggito della pecora", esaminando con amarezza e incredulità il comportamento della giovane Cat, si chiede, o meglio chiede al "suo" Gesù, se il mondo non stia correndo verso l'autodistruzione.
Il Cristo lo rimprovera, perché in qualche modo sembra pensare che il Suo sacrificio possa essere vanificato dalla malvagità umana, come se appunto quest'ultima possa essere più forte della misericordia di Dio. Don Camillo chiede perdono, ma ribadisce che ormai l'uomo è diventato materialista - lo dice più di 50 anni fa ! - e corre davvero verso l'autodistruzione, ad un punto di non ritorno, in cui tornerà ad essere " l'essere primitivo che abitava nelle caverne, nonostante dimori in case sontuose e disponga di macchine straordinarie, capaci di compiere qualsiasi meraviglia". Parole profetiche, alla luce di molti avvenimenti contemporanei, e di molti omportamenti di massa. Visto che, ormai si vive senza "amore, pietà, bontà, onesta, pudore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere", spiega infatti don Camillo -Guareschi.
Come fare per andare avanti, per non soccombere? Bisogna salvare e osservare "il seme", la fede, come fanno i contadini quando il fiume rompe gli argini e invade i campi. Vale anche per noi uomini ipertecnologizzati e politicamente corretti, a cui servirebbero molti più don Camillo. ...
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