Città del Vaticano , domenica, 11. marzo, 2018 16:00 (ACI Stampa).
Nella sua guida del 1588 alle stazioni quaresimali, Pompeo Ugonio vede la chiesa di Santa Croce in Gerusalemme molto diversa da oggi. Non era ancora stata fatta la grande ricostruzione rococò nel Settecento sotto Papa Benedetto XIV, che poi, visto il risultato, lo definì “una porcaria moderna”.
Costantino nel quarto secolo aveva trasformato un’aula di un palazzo imperiale in una chiesa per conservarvi reliquie della Santa Croce. Ugonio vede, oltre la chiesa, anche resti di altre parti del palazzo, il cosiddetto tempio “di Venere & di Cupidine”, e un anfiteatro romano.
Ma Ugonio vece ancora la chiesa così come era stata ricostruita nel Duecento da Papa Lucio II, che trasforma l’antica basilica dell’imperatore Costantino in una tradizionale basilica a tre navate.
“Dentro è spartita in tre navi, secondo la forma delle chiese antiche, & lo spartimento il fanno dodici grosse colone, a sei per banda.”
Ugonio nota ai lati dell’abside due balconcini, che oggi non si usano più, ma che era il modo antico di esporre le reliquie: “Dall’una & l’altra banda della Tribuna, sono due poggetti da i quali si possono mostrar le Reliquie al popolo.”