Città del Vaticano , lunedì, 5. marzo, 2018 18:00 (ACI Stampa).
“Non si entra in confessionale con il cellulare acceso, né tanto meno lo si utilizza durante i colloqui sacramentali. Si ha notizia di taluni Confessori, intenti a “chattare sui social”, mentre i penitenti fanno la loro accusa. Questo è un atto gravissimo, che non ho timore di definire: “ateismo pratico”, e che mostra la fragilità della fede del confessore nell’evento soprannaturale di grazia che si sta vivendo!”.
Lo ho ribadito il Cardinale Penitenziere Maggiore Mauro Piacenza che ha aperto questo pomeriggio il XXIX Corso sul Foro Interno promosso dalla Penitenzieria. Ad introdurre l’argomento in vista del Sinodo dei Vescovi di ottobre una lectio magistralis del cardinale che ha presentato delle linee guida basate sulla lettura del passo del Vangelo dell’incontro di Gesù con il giovane ricco.
Il giovane è una persona non diversa da un adulto, alla ricerca della felicità, e si accosta alla riconciliazione con una grande apertura di cuore e non solo per “abitudine”.
I sacramenti non sono una “mera automanifestazione della fede personale” spiega Piacenza, ma sono “azione di Cristo e della Chiesa, e l’identità sacramentale della Chiesa deriva dalla stessa identità umano-divina di Gesù di Nazareth” e per questo il sacramento è un incontro, come ricordava Benedetto XVI nella “Deus Caritas est”: “All’inizio dell’essere cristiano […] c’è l’incontro con un Avvenimento, una Persona”.
Si inizia allora dall’ascolto, ovviamente del penitente. E qui Piacenza afferma che purtroppo non è raro “ ricevere le lamentele di fedeli scandalizzati dalla distrazione del confessore, non attento alle loro parole o, addirittura, intento a fare altro, durante il dialogo”. Invece “l’ascolto delle confessioni sacramentali dovrebbe sempre essere generosamente inserito in un normale orario d’impegni settimanali, e preceduto da qualche momento di raccoglimento profondo e di preghiera, domandando di divenire realmente capaci di ascolto, nella consapevolezza drammatica dell’importanza, talora determinante, della nostra mediazione umana”.