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Difendiamo i nostri figli! I perché della manifestazione del 20 giugno a Roma

Massimo Gandolfini il portavoce di "Difendiamo i nostri figli" |  | B.Petrik/CNA
Massimo Gandolfini il portavoce di "Difendiamo i nostri figli" | B.Petrik/CNA
Il logo della manifestazione |  |
Il logo della manifestazione

Difendiamo i nostri figli! Si chiama così la manifestazione che il 20 giugno alle 15:30 in piazza San Giovanni a Roma vuole riaffermare il diritto di mamma e papà a educare i figli e fermare la “colonizzazione ideologica” della teoria Gender nelle scuole. Liberi cittadini che, dando voce a milioni di famiglie del nostro Paese, vogliono pubblicamente ribadire il diritto dei genitori di educare e istruire i figli, specialmente con riguardo alle tematiche della affettività e della sessualità.

Il portavoce della manifestazione il neurochirurgo Massimo Gandolfini ad Acistampa ha spiegato che la  “manifestazione nasce dal basso. Abbiamo intercettato il sentimento delle famiglie, e insieme ad un gruppo di altri amici ed esperti abbiamo fatto centinaia di incontri, convegni, commissione su tutto il territorio nazionale informando le persone di quando stava accadendo nelle scuola pubblica italiana con progetti di legge che vorrebbero introdurre di fatto la ideologia di gender nella educazione alla affettività e alla sessualità dei bambini.”

 Quali sono stati le reazioni?

Quando abbiamo informato la popolazione su cosa è la ideologia di gender e su cosa è annesso a questa ideologia il primo sentimento che abbiamo intercettato è stato lo sbigottimento. Molti genitori sono rimasti increduli. Poi la preoccupazione e la paura e la richiesta di un aiuto.

Allora abbiamo pensato che era nostro dovere civile e morale di dare voce a chi non aveva voce.Le famiglie che prese singolarmente politicamente contano poco o niente se le mettiamo tutte insieme  e diamo la possibilità di una grande visibilità nazionale, allora forse le loro istanze verranno ascoltate anche dai palazzi del potere. E così è nata l’idea di fare una grande manifestazione nazionale il 20 giugno prossimo in piazza San Giovanni a Roma a partire dalle 15.30. E la convocazione è per la gente comune. Famiglie e ragazzi, e bambini anche il “movimento delle carrozzine”, non abbiamo chiamato partiti o associazioni come tali. Abbiamo solo detto: mandate le famiglie. Vogliamo dare voce e ribadire il grande valore che ha la famiglia nella società e noi per famiglia vogliamo intendere quello che è scritto nell’ articolo 29 della costituzione italiana, una società naturale fondata sul matrimonio.

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Perchè secondo lei la ideologia del gender ha tanta diffusione?

La strategia utilizzata è vincente perché non viene presentata la teoria del gender in quanto tale, ma viene mascherato, e viene introdotto nella scuola sotto le grandi categorie, socialmente molto importanti della lotta al bullismo  e della lotta alla discriminazione in generale e per orientamento sessuale in modo particolare. Si dice: siccome nelle scuole esistono delle manifestazioni di bullismo tra i ragazzi  e quando magari si vede una ragazzo più debole e isolato, viene bollato con epiteti non  accettabili, e viene discriminato e allontanato, allora per evitare questi comportamenti, che sono ovviamente da condannare, viene introdotta l’idea del così detto indifferentismo. Per non discriminare nessuna allora diciamo che ognuno di noi può essere quello che vuole in modo tale che non c’è nessuna categoria di riferimento in base alla quale discriminare qualcuno.

Questa introduzione di una idea di una mancanza della differenza è alla base dell’ideologia del gender.

Ricordo un discorso alla Curia romana di Papa Benedetto XVI il 21 dicembre del 2012, e disse: l’ideologia di gender è la più grande sfida che la Chiesa oggi ha davanti. É una corazzata che si è trasformata in sottomarino.

Oltre alla manifestazione del 20 giugno, come si possono aiutare le famiglie?

Una delle motivazioni per la quale abbiamo convocato le persone in piazza è stata dare delle linee di strategia comune. La prima indicazione che  riguarda ogni singola famiglia è: grande attenzione e allarme su tutto ciò che si farà e si dirà nelle singole scuole in ordine ai percorsi di educazione alla affettività e alla sessualità. E questa dizione è talmente generica e ci sta dentro tutto e attraverso questa strada vengono veicolate le idee del gender. Allora bisogna dire alle famiglie: andate a guardare dentro le singole voci dei singoli programmi, avete il diritto costituzionalmente sancito dall’ ariticolo 30, di essere informati sulla educazione dei vostri figli, e se i programmi non collimano con i vostri valori, di chiedere che il ragazzo venga sottratto a quella che Papa Francesco ha chiamato “colonizzazione ideologica”.  Secondo le famiglie devono far sentire la loro voce dicendo chiaramente che la tradizione italiana è lontana mille anni luce dalla idea di questo indifferentismo e queste appartenenze, alcuni parlano di 58 “generi”! Sarebbe da riderci se non fosse un riso amaro.

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Qual è il vostro rapporto con le altre associazioni in Europa e nel mondo?

Abbiamo un rapporto di sintonia e di collaborazione e scambio di informazioni con la Manif pour Tous, ma non solo, ci sono tutti i comitati pro life e pro family di tutta Europa, soprattutto Francia, Germania e Spagna, ma anche Polonia etc. Noi oggi con la manifestazione del 20 giugno parliamo all’ Italia, ma vogliamo che il messaggio arrivi in Europa, perché sappiamo quante di queste “raccomandazioni” che sono contro la famiglia e contro l’umano provengano proprio dall’ Europa, che, bisogna ricordare, vive grazie alle nostre tasse. E nonostante questo vengono prodotte delle istanze che sono in netto contrasto rispetto alla nostra tradizione.