Città del Vaticano , mercoledì, 28. febbraio, 2018 12:15 (ACI Stampa).
Cure palliative e malattie rare, due temi che hanno un grande impatto mediatico e infinti risvolti etici, per questo la Santa Sede fa sentire la sua voce.
Di cure palliative si parla per due giorni a Roma in un Congresso internazionale dal titolo: “Palliative Care: everywhere & by Everyone. Palliative care in every region. Palliative care in every religion or belief”, organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita che presenterà anche il Progetto PAL-Life, ideato e realizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita per la diffusione globale delle cure palliative.
Il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, in una lettera a Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita scrive che le cure palliative non assecondano la “rinuncia alla sapienza della finitezza, ed è qui un ulteriore motivo dell’importanza di queste tematiche”.
Si tratta di una accettazione del limite: “Quando tutte le risorse del “fare” sembrano esaurite, proprio allora emerge l’aspetto più importante nelle relazioni umane che è quello dell' essere”: essere presenti, essere vicini, essere accoglienti. Questo comporta anche il condividere l’impotenza di chi giunge al punto estremo della vita. Allora il limite può cambiare significato: non più luogo di separazione e di solitudine, ma occasione di incontro e di comunione” e quindi "La morte stessa viene introdotta in un orizzonte simbolico al cui interno può risaltare non tanto come il termine contro cui la vita si infrange e soccombe, quanto piuttosto come il compimento di un’esistenza gratuitamente ricevuta e amorevolmente condivisa".
E il cardinale Parolin cita Papa Pio XII aveva “legittimato con chiarezza, distinguendola dall’eutanasia, la somministrazione di analgesici per alleviare dolori insopportabili non altrimenti trattabili, anche qualora, nella fase di morte imminente, fossero causa di un accorciamento della vita. Oggi, dopo molti anni di ricerca, l’accorciamento della vita non è più un effetto collaterale frequente, ma lo stesso interrogativo si ripropone con farmaci nuovi, che agiscono sullo stato di coscienza e rendono possibili diverse forme di sedazione. Il criterio etico non cambia, ma l’impiego di queste procedure richiede sempre un attento discernimento e molta prudenza”.